12.00 – Arrivo a Stoccarda per un breve scalo. Vista dall’alto la città e i villaggi accanto sembrano l’ambientazione delle fiabe dei Grimm. Tetti spioventi, case bianche e migliaia di alberi “a punta” di colore verde scuro. La foresta di Hansel e Gretel, da piccola, me la immaginavo così. L’aeroporto é davvero fantastico: wifi, postazioni pc, vetrate immense che danno sul bosco.
13.50 – Si riparte. Sull’aereo per Berlino sale una signora favolosamente anni 80: cardigan leopardato, orecchini d’oro, capello scultura, matita blu e 6 kg di fondotinta ultracompatto. Sembra una delle televendite tedesche. Favolosamente kitsch.
Gli aerei Air Berlin non hanno hostess che si sbracciano per fare le dimostrazioni di sicurezza. Ogni 3 file di sedili c’é uno schermo che mostra un cartoon 3 D sottotitolato in inglese, che spiega tutto quanto, mentre le hostess fanno il lavoro serio. Servire panini disgustosi. Dopo le dimostrazioni, lo schermo trasmette il percorso dell’aereo – sempre cartoon 3d. I bambini sono ipnotizzati e noi viaggiamo più tranquilli e felici, senza strepiti.
16.00 – Arrivata in albergo, penso giusto per 7 secondi che forse dovrei riposare. E invece esco. Fermandomi al primo chiosco di currywurst, perché l’odore é irresistibile. Mi dirigo alla metro per raggiungere AlexanderPlatz quando vedo… KeDeWe, un centro commerciale sterminato che campeggia nella piazza accanto al mio albergo. Lusso sfrenato – quasi tutto made in Italy – piani infiniti di abiti, profumi e commesse che ti inseguono per dimostrarti il loro amore. Al centro della sala a pianterreno hanno ricreato un parco divertimento old style a tema natalizio. Una gigantesca giostra al centro, alberi di natale immensi, carrillon dorati a forma di luna e sole che pendono dal soffitto. Vorrei rimanere lì tutto il pomeriggio, anche perché fuori ci sono 8 gradi e da KeDeWe 40. Ma non posso fermarmi.
12 fermate di metro e arrivo ad AlexanderPlatz. Sono le 5 ed é buio pesto. Ma ci sono le luci delle gallerie commerciali, dei mille locali e sopratutto di una gigantesca ruota panoramica montata per le feste, che manda luci quasi psichedeliche. E in più stanno montando i mercatini di Natale. Mi sento a casa e mi dispiace di essere sola in questo momento.
Ampelmann – Si lo so, l’omino del semaforo é roba da turisti. Ma io lo amo e non so resistere. Per chi non lo sapesse a Berlino est gli omini dei semafori erano molto diversi dai nostri. E lo sono ancora. Sono stilosi, hanno anche un cappello. Insomma, io entro e compro. A due passi, negozio Birkenstock: giusto per crepare d’invidia, i sandali che da noi vendono a più di cento euro qui costano 49.90.
19.00 – Sono a Nikolajviertel, una specie di villaggio fittizio fatto costruire dalla DDR in pieno centro di Berlino a immagine e somiglianza “dei bei vecchi posti di una volta. Un posto per turisti fondamentalmente, ma i pub sono proprio tipici qui. Entro per sconfiggere il freddo a colpi di zuppa di patate. Stesso locale di quest’estate – come sono abitudinaria – atmosfera stile casa di mia nonna, con carta da parati beige tono su tono e tende verde splavido. Ma la zuppa merita proprio. Del resto non tutto può essere design a Berlino, ci vogliono anche i posti con gli ortaggi finti esposti sul bancone.
“Un popolo puà dirsi civile quando nei bagni delle donne c’é sempre la carta igienica.” In Germania non manca mai. I bagni sono puliti. Berlino é bella anche per questo.
22.00 – Sono in albergo. Aspetto Chiara, la fotoreporter. E intanto muoio di caldo alla meravigliosa temperatura dei 35 gradi artificiali.
ps: chiedo scusa per gli eventuali errori di battitura… ma la tastiera tedesca é una follia!!!
ahah mi ricordo il villaggio ricostruito dentro Berlino..sìsì. Io sono una folle amante della Germania, ho fatto scambio a Monaco due volte e vacanze a Berlino e Lubecca.Spettacolo!
Non vedo l’ora di leggere l’articolo.
in attesa dell’articolo!!!!