Spesso fast food è sinonimo di junk food. E se fosse così anche per il fast fashion?
Premesso: non voglio assolutamente essere snob nei confronti di chi compra abitualmente da Zara e H&M – anche perché lo faccio anch’io, ma da un po’ di tempo a questa parte sento una specie di disagio tutte le volte che entro in queste catene. Nel primo caso perché, rispetto alla qualità proposta i prezzi si sono notevolmente alzati – di Zara salvo solo certe scarpe e borse realizzate in pelle – nel secondo caso perché la qualità è visibilmente peggiorata. Cito queste due, ma il problema è comune a diversi brand simili.
A che serve avere l’armadio strabordante di vestiti se dopo due giri in lavatrice il cardigan è da buttare? O ancora, serve davvero avere 20 cappotti di colori diversi ma duri come il cartone e che tengono anche freddo?
In un momento come questo, dove chi più chi meno sta vivendo le difficoltà economiche della crisi, spendere 20 euro per un maglione à la page sembra davvero un affare. Ma siamo davvero sicure che, spendendo oggi non ci toccherà spendere anche domani e dopodomani, perché il nostro acquisto è volato nel secchio dell’immondizia?
Paillettes che si staccano come niente, jeans che si strappano, cotone di dubbia qualità, camicie con fantasie che vanno di moda adesso e fra un mese chissà. Perché la maggior parte di noi detesta lo spreco di cibo o di energia elettrica e non fa altrettanto con i vestiti?
La principale obiezione di chi compra abitualmente da Zara e H&M a questo ragionamento è che i capi low cost vanno benissimo per l’abbigliamento basico, da indossare tutti i giorni. Ma proprio perché è così, proprio perché lo indossiamo sempre, forse meriterebbe un investimento un po’ più consistente. Perché possiamo benissimo evitare di comprare 4 maglioni a 9 euro e 90 comprandone uno, fatto bene e che duri più di una stagione magari spendendone 60,00.
Qualche giorno fa, tornata a casa dai miei per il weekend, ho tirato fuori dal cassetto il mio solito maglione azzurro che uso per stare a casa. Morbido, caldo, di un colore azzurro “skype” perfetto. Me lo hanno regalato 11 anni fa, per un compleanno ed è ancora intatto. Un semplice maglione di lana. Lo stesso mi è successo spendendo un po’ di più per un cappotto Max & co. che dopo anni è ancora come nuovo.
Siamo davvero sicure che per essere alla moda sia necessario comprare caterve di cose a buon mercato?
Nella foto: No man’s land – installazione di Christain Boltanski (2010).
[…] Lo storytelling come quid che rende speciale una collezione, dunque. E che cerca di affascinare quel pubblico che, sazio del fast fashion, si sposta verso prodotti di qualità, comprando meno ma meglio. (Ne abbiamo già parlato in un editoriale dal titolo “fast fashion o junk fashion?”) […]