Tempo fa, lessi il post di Jeanine Jacobs su Independent Fashion Bloggers che aveva proprio questo titolo: “Why bloggers don’t need agents”. Jeannine ovviamente parla del mercato americano e le sue motivazioni sono “tutte americane” anch’esse. Fiducia in se stessi, capacità di cavarsela da sola, autoimprenditorialità. Cose in parte vere, e applicabili anche nel mercato del web italiano.
Sono escluse dal mio ragionamento blogger che sono diventate celebrities: mi riferisco a Chiara Ferragni e a Veronica Ferraro, giusto per fare due nomi.
Sotto di loro, c’è un panorama vastissimo di ragazze (e ragazzi, sempre di più) che vanno alla ricerca di collaborazioni con i brand scrivendo ogni giorno alle pagine Facebook delle aziende – se siete Community Manager, sapete di che parlo – con blog di dubbia qualità, la maggior parte dei quali destinati ad essere fenomeni effimeri, che si spengono a causa di una sessione di esami troppo intensa o di noia, perché non si è riusciti a fare i soldi.
Nel mezzo, ci sono blogger “medio alte”, che vengono invitate agli eventi, hanno seguito, ricevono prodotti e vengono pagate per alcune collaborazioni. Le cifre oscillano, da qualche centinaio di euro in su. Ecco, non si fanno i miliardi con i blogger. In pochi ce la fanno. Alcune ragazze però, si convincono ad un certo punto di aver bisogno di un agente. Me compresa, presa non so da quale delirio momentaneo.
Ed ecco che arriva la questione degli agenti. Spesso fidanzati che si improvvisano manager, a volte parenti. Bravi loro, che molto spesso si rivelano capaci.
E poi ci sono i cosiddetti professionisti che – dicono – ci penseranno loro a fare i vostri interessi, vi “venderanno” per bene alle aziende e vi faranno guadagnare. E voi penserete soltanto a scrivere, o a farvi scattare foto. Bullshit, come direbbe Jeannine.
Ecco perché una fashion blogger non dovrebbe avere un agente.
1) Dividere i guadagni: se firmate un contratto di esclusiva, vi toccherà dividere anche ciò che viene dai vostri contatti diretti. Ergo, se un’azienda vi pagava 100 euro per un post, con un agente “a carico” ne guadagnerete 50. Togliete le tasse e ciao. “Where the hell is my money?”
2) Nessuno vi conosce come voi stesse: spesso può capitare che l’agente vi proponga progetti per i quali non siete in linea. Ma bisogna guadagnare. E anche se nel contratto avete una clausola che dice che siete libere di rifiutare i lavori, non potete farlo sempre. Non vedo l’ora di vedervi testimonial di un’azienda di moda tirolese.
3) I contatti: l’Italia non è mai stata l’America. Non esiste la maturità tale per cui puoi inserirti in un business con un po’ di faccia tosta e scaltrezza. Per fare l’agente di una fashion blogger devi venire dal mondo della moda. La gente che fa veramente moda lavora nelle redazioni o nelle aziende. Poi ci sono le fashion blogger, che si sono costruite contatti e rapporti nel tempo. E poi ci sono gli “agenti”che, onestamente, non si capisce che contatti abbiano. Ma si capisce quali vogliano. I vostri.
4) Organizzazione del lavoro: se il vostro problema è la mole di mail da smaltire, la quantità di post da fare, foto da editare, eventi a cui partecipare, non vi serve un agente. Ma un assistente. O un socio. O un fidanzato moooolto paziente. Se pensate che un agente possa risolvere tutto questo, vi sbagliate. Sarà solo una persona ulteriore con cui interfacciarvi. Quindi, prendete vostra sorella e speditela agli eventi al posto vostro, pregate il vostro fidanzato di imparare a fare le foto e chiedete a vostra cugina – quella di cui vi fidate – di aiutarvi a rispondere alle mail.
5) Fatevi un esame di coscienza: quanto può durare tutto questo? Ragazze, ma seriamente pensiamo che i nostri fashion blog dureranno per sempre? Pensate di camparci per la vita? Beyoncè risponderà per me.