Quando a Mr. Monachon, Vice Presidente dello sviluppo prodotto di Omega, gli è stato chiesto, durante uno dei suoi primi summit aziendali, quale fosse la sua strategia di marketing lui è corso a visitare il Museo di Bienne. E proprio lì, con questo aneddoto, ad una tavola imbandita in nostro onore, sotto lo sguardo di Buzz Aldrin con al polso uno Speedmaster durante la sua prima passeggiata sulla Luna in quel leggendario 20 luglio 2013.
“Le emozioni sono importanti” afferma Mr. Monachon, “emozioni” è la parola che sentirò ripetere più spesso durante questi due giorni, e saranno diverse le emozioni che questa esperienza mi regalerà.
Visitare il Museo significa studiare (o ripassare) la storia dell’orologeria, perché la lunga avventura di Omega, iniziata nel 1948 da un orologiaio di nome Louis Brandt, si confonde spesso con il mito. Non quello letterario e finto, ma quello incarnato dalle icone del secolo scorso: dal 1932 non esiste record olimpico che non sia stato segnato da un cronometro Omega; divi del cinema di ieri (Peter O’Toole, ad esempio) o di oggi (da James Bond a Nicole Kidman, passando per George Clooney) ne hanno indossato dei modelli, ne sono stati testimonial ufficiali o ufficiosi, o lo sono ancora (ricordate l’evento a Vienna con Nicole Kidman e Ladymatic?). Ma ammetto che, se non altro per la concomitanza con il cinquantesimo anniversario della sua tragica scomparsa (il prossimo 22 novembre) l’emozione più grande la si prova di fronte all’orologio del Presidente Kennedy. Perché Omega, pur essendosi fin da subito collocata come un’azienda leader nell’innovazione meccanica, non ha mai dimenticato l’estetica, tanto da sedurre icone di stile come la principessa Soraya.
E tra i sedotti anche l’indimenticabile Gianni Agnelli, con il suo Ploprof Omega della fine degli anni ’70, rigorosamente indossato nella maniera che lui stesso inventò, che alcuni imitano e che io ho voluto semplicemente omaggiare, portando a spasso per due giorni un prezioso modello vintage (anch’esso della fine degli anni ’70) che ha scandito i momenti di questa Experience. L’amore per il bello e ben fatto era la filosofia di vita dell’Avvocato, non stupisce quindi che anche lui fosse un amante di Omega. “I prodotti di domani sono legati al museo” ci dice Mr. Monachon, perché qui ogni sfida innovativa, pensata per diventare una vera rivoluzione, nasce individuando i bisogni e partendo dalle tecnologie già sviluppate. Come è stato nel caso del primo orologio anti-magnetico al mondo, presentato anche a Milano lo scorso giugno, che ha visto collaborare tutto il mondo Swatch.
Poi è stata la volta di vestire i panni (un elegante grembiule a quadretti stile Marni in realtà) dell’aspirante orologiaio ed entrare all’Omega Training Center per capire cosa è realmente un movimento. E il modo migliore per capirlo è smontarlo e rimontarlo: bariletto, ruotismo, scappamento, bilanciere, ancore restano termini oscuri altrimenti. Quello che può sembrare un accurato lavoro manuale richiede invece un grande sforzo mentale e massima concentrazione: si rinuncia (parzialmente) all’uso delle mani, si coprono le dita con dei guanti e ti affidi ad una pinzetta e ad una bacchetta, presentataci come “migliore amico”, e il perché è presto svelato.
E infine è stata la volta della manifattura Omega a Grenchen, dove vengono realizzati alcuni dei meccanismi montati su diversi modelli di Omega e trovano lavori moltissimi giovani specializzati, molti dei quali hanno frequentato le famose scuole di orologeria svizzera. Un po’ come per assistere ad un parto, indossati camice e cuffietta, si accede ad un enorme stanzone dove passo per passo di monta il meccanismo. Capisci che l’etichetta “Lusso” su di un prodotto non è data dall’esclusività, ma dalla qualità dello svolgimento del lavoro. Un’aria calda spinge le polveri (altrimenti letali) verso il basso, i movimenti sono rallentati e seguendo un serpentone di postazioni, si arriva al momento in cui, come il primo battito delle ali, le lancette si muovo.Ma esse sono destinate all’eternità.
La passione, si sa, è contagiosa. E questo è un rischio: diventare appassionati dopo questa visita è inevitabile.