Written by 14:19 EDITORIALI, le opinioni di Simona • 6 Comments

Governo Renzi, quando la moda non deve fare pagelle ma richieste

Il Governo Renzi Afp

Governo RenziDurante la trasmissione “L’aria che tira” in onda su La7 , è stato trasmesso l’inevitabile e odioso servizio sul look delle “ministre”– orrida parola – del neonato Governo Renzi. La particolarità del servizio erano i commenti affidati al “popolo della moda”, intervistato durante la Milan Fashion Week. E mentre si discuteva di plateau e giacche rosa, ecco, l’idea geniale. “Le Ministre del Governo dovrebbero indossare capi Made in Italy per promuoverlo nel mondo”.

Un affermazione doppiamente stupida, perché proveniente da un’addetta ai lavori – non riesco a ricordarne il nome, se lo sapete, aiutatemi – e perché figlia di una cultura che vede le donne come figure ornamentali nelle stanze del potere e della politica.

Un ministro di sesso femminile non è una mera figura di rappresentanza come può essere la First Lady americana che, in quel caso giustamente, indossa capi di giovani stilisti americani nelle occasioni ufficiali e di rappresentanza.

Un ministro ha il potere di dare un indirizzo politico e proporre soluzioni al vaglio dei suoi colleghi di governo e, soprattutto, del parlamento.

Mi stupisce che finora nessuno, sulla scia della Milan Fashion Week, ne abbia approfittato per proporre idee concrete alla nuova compagine governativa: il settore moda impiega per la maggior parte donne, necessita di manodopera specializzata e qualificata – che è il vero cuore del Made in Italy, altro che la mera proprietà di un brand – una manodopera che sta scomparendo lentamente, mentre la formazione professionale italiana, affidata a enti privati e finanziata dai fondi europei, propone utilissimi corsi di “Sbigliettatore di cinema” – tratto da una storia vera – e altre amenità che servono solo a finanziare chi in questi corsi “insegna”.

La politica non può lasciare il fianco scoperto sulle questioni che girano intorno al sistema moda, perché non si può ridurre tutto all’accoglienza e ai servizi che le singole città (Milano e Firenze) danno agli stranieri che vengono in Italia in occasione delle Fashion Week e del Pitti. Non è un problema di immagine, di glamour. Ma di occupazione e di sbocchi per le giovani generazioni.

Altrimenti, possiamo lasciare che ancora una volta la politica si faccia dare una lezione dall’imprenditoria illuminata, come quella di Zegna, che stanzia un fondo di 25 milioni di euro in 25 anni per far studiare i nostri talenti all’estero e farli tornare in patria adeguatamente formati. Adeguatamente formati. Riflettiamo.

Le vetrine e le parate lasciamole alle First Lady. Ai ministri Federica Guidi (Sviluppo economico) e Stefania Giannini (Istruzione) chiediamo qualcosa di più che l’outfit perfetto per il giuramento.

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