State pure sereni, anche stavolta i pr milanesi sono riusciti a salvare il mondo dal rischio estinzione. I più sfigati (leggi: quelli dei grandi marchi, davvero importanti) si sono limitati a sorridere, rispondere alle domande, gestire il flusso di ingressi e di interviste…ma questi non sono supereroi armati di terminale da cui dipende il proseguimento della specie e che non possono dar conto a te che del resto preferisci intrufolarti nel backstage di una sfilata, dilettarti in un’esibizione di lotta greco romana per farti spazio e aspettare che lo stilista in questione abbia salutato tutti i parenti. No, loro sanno che tu stai mentendo, che non vorresti essere sotto il condizionatore in ufficio o sul divano durante il weekend, e sei lì per prenderli in giro e nessun loro collega ti ha confermato 2 battute dopo lo show.
A richiesta di una breve intervista ho ricevuto le più disparate risposte:
1) la fashion editor di fama internazionale: “no, ora c’ho troppi pensieri in testa”
2) il fashion blogger asiatico: “no, ora sono troppo accaldato, vediamoci da Missoni” (per la cronaca: a Milano nell’ultimo giorno d’estate indossava un dolcevita della fall/winter, non poteva certo optare per una camicia della stagione passata)
3) la socialite prezzemolina: “Che mi chiedi?…no questo no, delle collezioni non parlo, se vuoi una cosa spiritosa così te la dico…”
La più simpatica resta Chiara Ferragni che sorride sempre, è gentile e ti ringrazia.
Quanto al front row ho visto: una escort di mestiere seduta in prima fila ad una sfilata di un big in cui io, dopo anni di puntuale non accredito, mi sono accomodato sulla pedana fotografi con il mio invito standing tra le mani; le marchette di serie b stanno in standing, e non importa se ti coprono la visuale, neanche se poi devi intervistare gli stilisti dello show in questione, ma hai solo sentito la musica.
Ho scoperto che la domenica mattina le scale del palazzo della Borsa, dove si svolge la sfilata Salvatore Ferragamo, è un laboratorio creativo dove tutte le ventenni, notoriamente avvezze a fare la maglia, possono ritrovarsi armare di ferri e gomitoli. L’esibizionismo non c’entra nulla, è solo la manifestazione genuina del più originale made in Italy.
Non importa per chi lavori o come lavori, capelli grigi o indossare una tuta d’astronauta sono segnali di autorevolezza.
Non è vero che Anna Wintour non muove un muscolo durante le sfilate: anni fa l’ho vista aprire un’agenda e scrivere un appunto; stavolta l’ho vista sbadigliare 5 volte alla sfilata di XXXX XXXX (indovinate chi…)
Però ho anche imparato che: 1) non importa se consulenti di comunicazione bocciano una tua idea, se la realizzi e il consenso del pubblico è importante ed unanime, tutti sono pronti a salire sul carro dei vincitori; 2) raccontare ciò che mi accade attorno è il lavoro che mi piace, nonostante tutto, o forse proprio perché serve difendere la bellezza della moda italiana dalla fuffa che le sta attorno.