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La moda green | Febbraio Cover Story

moda green

Che il greenery sia il colore Pantone dell’anno non stupisce affatto. Anche perché la scelta del colore in sé dipende dalle passerelle molto meno di quello che pensiamo. Sono i cambiamenti culturali – o la voglia di spingerli – a determinare questa scelta che per il 2017 è ricaduta su questo tono di verde.

A refreshing and revitalizing shade, Greenery is symbolic of new beginnings.

Greenery is a fresh and zesty yellow-green shade that evokes the first days of spring when nature’s greens revive, restore and renew. Illustrative of flourishing foliage and the lushness of the great outdoors, the fortifying attributes of Greenery signals consumers to take a deep breath, oxygenate and reinvigorate.

Greenery is nature’s neutral. The more submerged people are in modern life, the greater their innate craving to immerse themselves in the physical beauty and inherent unity of the natural world.

Pantone 2017

La natura come fil rouge di una tendenza che sta portando anche i colossi della moda a ripensare i loro processi produttivi, che spinge noi acquirenti a guardare con più attenzione alle etichette. E che sta vedendo nascere tanti nuovi brand sostenibili.

Abbiamo già parlato di iluut, il brand nato dalla testa di tre donne europee che si sono cimentate nella sfida di creare una capsule collection a basso impatto ambientale, dalla scelta dei materiali alla produzione. Iluut ha iniziato la sua avventura su IndieGoGo e la sta proseguendo con la progettazione di una nuova collezione e un piccolo e commerce già attivo.

Ma non sono solo i Davide a
muoversi su questa scia.
Anche i Golia fanno
i loro passi sul terreno della sostenibilità.

H&M ha iniziato anni fa con la conscious collection, che è passata da essere una capsule per chi aveva dei gusti da “fricchettona” a una selezione ampia di capi per tutti gli stili.

La catena svedese porta avanti dal 2013 la raccolta di “unwanted clothes”, cioè tutti i tessili che faremmo volentieri volare dalla finestra perché fuori moda, rovinati o che ci hanno semplicemente stancato.

Circa il 95% degli abiti gettati via
potrebbe essere riciclato o re-indossato.

Dal 2013 H&M ha raccolto l’equivalente di 100 milioni di t-shirt – circa 32.000 tonnellate di tessuto.
Che fine fanno questi capi? Vengono ridotti in fibre per altri usi o per creare parte di nuovi abiti, senza per questo comprometterne la qualità.

Una pratica, quella di riutilizzare le fibre tesili per nuovi capi, che anche adidas porta avanti con la collezione Stella Sport creata in collaborazione con Stella McCartney. I tessuti sportivi e sintetici sono molto difficili da smaltire: molto meglio dare loro nuova vita creando scarpe, completini e felpe, non credete?

Su asos, invece, c’è una vera e propria Green Room, una sezione dedicata ai brand a basso impatto ambientale. Dai gioielli agli accessori, passando per il beauty, c’è davvero di tutto.

Se è vero che anche i colossi della moda si stanno muovendo per rendere il mondo più vivibile, cosa possiamo fare noi compratrici compulsive per limitare i danni della seconda industria più inquinante al mondo dopo quella petrolifera? (Sì, è così).

Ecco qualche regola da seguire per salvaguardare l’ambiente e senza perdere in stile.

  1. Compra meno, compra meglio: acquistando capi di qualità più elevata, il loro deterioramento sarà minore. Il mio consiglio è acquistare capi basici di qualità: saranno sempre di moda e anche se sottoposti a diversi lavaggi non si rovineranno.
  2. Non buttare i vestiti nell’indifferenziato: smaltire le fibre tessili è un casino, se le si butta insieme all’immondizia generica è un disastro. Come ti ho detto, da H&M (ma anche in altri negozi come Zara, Intimissimi, OVS) puoi portare capi da buttare e smaltirli correttamente. E già che ci sei, ricevi un coupon.
  3. Vendi e swappa il second hand: se ti sei semplicemente stancata di qualcosa ma è ancora in buone condizioni, puoi venderla su Depop (qui ti spiego cos’è e come si usa) o scambiarla organizzando uno swap party con le amiche.
  4. Compra Second Hand: i negozi second hand sono una miniera di stili e di pezzi originali, specialmente se hai sempre odiato l’effetto fotocopia dei negozi fast fashion. Puoi comprare usato di qualità anche online, su siti come vestiare collective, dove trovi anche borse e scarpe firmate.
  5. Impara a riparare: non occorre diventare sarte d’alta moda per imparare a prendersi cura dei propri capi. Basta leggere l’etichetta di lavaggio e tenere a mente qualche piccolo accorgimento. In questo post, ad esempio, ho raccolto più di 40 consigli per prendersi cura di abiti & co.

E tu? Hai qualche marchio ecosostenibile da consigliarci?
O qualche consiglio da condividere?
Scrivilo nei commenti!

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