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Prova il costume

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“Siete pronte per la prova costume?”

Ogni anno, implacabile. Più inflazionata del sempreverde “e… state con noi” nei volantini della parrocchia. La prova costume.

Quante volte avete già letto / sentito questa frase quest’anno? Ve lo dico io. Troppe. Centri estetici, pagine meme, colleghe, pubblicità. Tutt* la usano.

Come se non avessimo già l’ansia di non svenire, non pezzare, non puzzare, trovare i soldi per le vacanze. Pure la prova costume. Un’impresa titanica che si può affrontare solo estenuanti sedute d’allenamento, miracoli della Madonna del Soccorso, beveroni, detox… basta.

Usciamo dall’idea che il nostro corpo, per essere degno di esistere, debba superare delle “prove”.

Prova costume aggiornata al 2019: prendi un costume e provalo.

Grazie al movimento femminista di terza generazione che si è sviluppato in questi anni, la rappresentazione della donna e dei corpi nella moda sta cambiando.

Tutto è cominciato con asos e la sua scelta di non ritoccare le modelle in bikini. Smagliature e pelle a buccia d’arancia sono rimaste al loro posto, per la serenità mentale di chi voleva comprare un costume e si ritrovava a prenotare l’analista.

Quest’anno i titoli dei giornali sono tutti per H&M, che ha ingaggiato modelle dai corpi normali per il suo catalogo beachwear. Altro durissimo colpo per l’immaginario – tutto maschile – dell’angelo di Victoria’s Secret, che continua a chiudere negozi e a perdere clienti.

“Lo fanno solo per vederci i prodotti” obietta qualcuna. Certo, sono aziende, non onlus. E se per vendere decidono di mostrare le donne in tutte le loro fisicità e ci danno la possibilità riconoscerci, ben venga. Ecco i miei soldi.

Ansia da prova costume: possiamo chiamarla fatfobia?

Se in questa torrida estate avete voglia di farvi delle domande e di mettere in discussione il pensiero dominante, fate un giro su instagram e cercate @belledifaccia.

prova costume
alcune foto dal profilo @belledifaccia

Belle di faccia è un progetto editoriale di Chiaralascura e Frauleinstalker. Tra illustrazioni, foto e didascalie, le due artiste vogliono educare all’accettazione del corpo altrui. Non il proprio, quello degli altri. Sì, avete capito bene. 

Non è solo un movimento di self love, ma una prospettiva diversa sulle persone grasse (si definiscono così) e sul fatto che ognuna è padrona del proprio corpo. Vi consiglio di seguirle per un cambio di prospettiva sui corpi che, personalmente, mi è servito moltissimo a liberarmi dalla diet culture, dalla paura di ingrassare e di altre opinioni tossiche che portano solo a giudicare il prossimo senza cognizione di causa.

Prova costume vs #provailcostume

Prova il costume è l’invito che dovremmo fare ad ogni amica, sorella, madre, che crede di non poter mostrarsi perché “sgradevole”, non perfetta. Per chi pensa di averla fallita, la prova costume. È un invito per noi stesse.

Prova il costume è l’inizio dell’estate, della libertà, del mare, di cose che dovrebbero farci stare bene. Prova il costume, ché andiamo al mare, in piscina, a prendere il sole in balcone. 

Serve a liberarsi dalla concezione che siamo noi a doverci adattare ai vestiti e non viceversa.

Se vi va, possiamo condividere i nostri scatti di normalità con l’hashtag #provailcostume e demolire, una foto dopo l’altra, la prova costume. Ci state?

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