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Viaggi

Ortigia, l’isola incantata di Siracusa: le meraviglie da non perdere

Un viaggio autentico tra le meraviglie di Ortigia, tra templi antichi, mercati vivaci e scorci sul mare. Scopri perché questa piccola isola di Siracusa sa conquistare chiunque.

Ortigia, l’isola incantata di Siracusa: le meraviglie da non perdere

Scivolando tra le pietre consumate dal tempo e l’odore del mare che si insinua tra i vicoli, Ortigia si svela piano, senza far rumore. Nessun bisogno di tabelle di marcia o itinerari precisi: qui ci si lascia semplicemente portare, un passo dopo l’altro, seguendo la luce calda del pomeriggio e i suoni leggeri della città vecchia.

Ortigia, un angolo sospeso tra le epoche

Difficile darle una definizione netta. Forse per la sua piccola dimensione, che si misura in poco più di un chilometro quadrato, o forse per quel modo tutto suo di mescolare templi antichi e case affacciate sul mare, barocco e botteghe, silenzio e vita. Fatto sta che una volta attraversati i ponti che la uniscono a Siracusa, sembra davvero di entrare in un’altra storia.


Camminare per Ortigia è come infilarsi in un vecchio racconto illustrato. Le stradine si rincorrono strette, poi si aprono all’improvviso su piazze chiare e silenziose. Le case, consumate dal sole e dalla salsedine, brillano nei pomeriggi caldi. Qualcuno sistema vasi di basilico sui balconi in ferro battuto, un gatto dorme su una soglia e una colonna greca spunta tranquilla da un muro scrostato.


Non serve una guida. Anzi, meglio perdercisi dentro. Ortigia è una di quelle isole che non si lasciano visitare: vanno respirate.

Il Duomo di Siracusa, dove le epoche si abbracciano

Se si cerca un luogo che racconti la stratificazione del tempo, il Duomo di Siracusa è un buon punto di partenza. La sua facciata barocca, tutta movimento e luce, nasconde un segreto: dentro ci sono ancora le colonne del tempio di Atena, perfettamente visibili.

Entrando, si sente subito quel contrasto tra l’antico e il sacro. Niente eccessi, nessuna opulenza forzata. Le pareti spoglie, il gioco delle luci naturali, i marmi consumati: tutto parla piano, ma lascia il segno.


Tutt’intorno, Piazza Duomo è un piccolo respiro nel cuore della città. Qualcuno prende un caffè, altri si siedono semplicemente a guardare. E il tempo, per un po’, sembra quasi smettere di correre.

Fonte Aretusa: tra acqua dolce e miti antichi

Un’isola nel Mediterraneo con una sorgente d’acqua dolce? Sì, ed è una delle sorprese più curiose di Ortigia. La Fonte Aretusa è lì, a due passi dal mare, con i suoi papiri che si muovono piano e qualche anatra che fa il bagno.


Si dice che sia nata da una ninfa, Aretusa appunto, trasformata in acqua per sfuggire a un dio troppo insistente. Vero o no, resta il fatto che il posto ha qualcosa di sospeso, di silenzioso. Il fruscio delle foglie, l’acqua che scorre, il chiacchiericcio lontano delle persone che passano. A volte, basta questo.

Castello Maniace, sguardo fisso sull’orizzonte

All’estremità di Ortigia c’è una costruzione che sembra uscita da una ballata antica: il Castello Maniace. Solido, ruvido, con quelle mura spesse e l’aria di chi ha visto tutto e ha deciso di restare zitto.


Voluto da Federico II, ha attraversato secoli guardando sempre lo stesso mare. Dentro, poche stanze, qualche corridoio e tanta pietra. Non ci sono effetti speciali, e proprio per questo colpisce. Il suono dei passi che rimbalzano sulle pareti, l’eco che si porta dietro ogni voce. E poi la vista: mare a perdita d’occhio, vento che arriva senza ostacoli, pensieri che si allungano.

A volte non serve altro per sentirsi piccoli e grati.

Il mercato e l’anima più verace di Ortigia

C’è un lato di Ortigia che si mostra di mattina, quando il mercato si anima. È un angolo vivace, rumoroso, pieno di colori e profumi. Si sente l’odore del pesce fresco, si vedono montagne di pomodori, olive, formaggi avvolti in carta marrone. Le voci si accavallano, i venditori chiamano, i clienti contrattano. È tutto vero, tutto vissuto.

Poco lontano, le botteghe vendono di tutto: conserve, mandorle al miele, saponi al limone, candele alla zagara. Ci sono artigiani che intagliano il legno, altri che rilegano libri. Alcuni caffè sembrano scappati da una vecchia foto: sedie di ferro battuto, tavolini storti, tovaglie bianche che sanno di casa.

La sera, il tono cambia. Le voci si abbassano, le luci si fanno più calde. Le piazze diventano intime, i bicchieri tintinnano e Ortigia sembra volerti trattenere ancora un po’.

Tra arte popolare e storie mai dimenticate

Chi ama curiosare nel passato, qui si trova bene. La Galleria di Palazzo Bellomo è piena di opere antiche, ma è nel Teatro dei Pupi che si capisce cosa significhi davvero tradizione. Le marionette, i colori accesi, le storie di cavalieri e battaglie che da secoli si tramandano di voce in voce.

Durante l’anno, ci sono festival, celebrazioni religiose, spettacoli improvvisati in strada. A volte basta girare un angolo per trovare una banda che suona, un coro che prova, una processione che sfila in silenzio. E intanto, vecchie leggende rispuntano, si mescolano con la realtà e ti fanno venire il dubbio che, forse, qualche parte di quelle storie sia vera davvero.

Ortigia resta

C’è chi dice che Ortigia entri dentro. Forse perché è piccola, raccolta, ma capace di farsi ricordare. O forse perché i suoi angoli nascosti della Sicilia ti si attaccano addosso senza fare rumore.

Quando te ne vai, qualcosa resta. Non è nostalgia, è come una voce che ti dice: “Torna quando vuoi, tanto io sono qui”. E allora capita di riguardare le foto, sentire il rumore del mare nella testa, o riconoscere un profumo che ti riporta là.

Ortigia l'isola incantata di Siracusa

E se per caso ci si ritorna, non serve chiedere permesso. Ortigia ti riconosce, e ti riabbraccia come se non fossi mai andato via.

Foto © stock.adobe


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