Guida d’inverno tra Trentino-Alto Adige, Dolomiti, Sellaronda e Plan de Corones: piste, rifugi, cultura ladina e sci di fondo per un viaggio sulla neve davvero completo.
C’è un motivo se, pensando all’inverno, la mente corre subito al Trentino-Alto Adige. Qui la neve non è solo scenografia: è un modo di vivere, quasi un ritmo. Ti ritrovi su strade che si arrampicano lente, tra abeti imbiancati e profumi di legna. Poi, all’improvviso, una valle si apre e capisci perché questa regione mette d’accordo esperti e principianti. Impianti veloci, piste ampie, rifugi che non fanno solo da pausa ma da ricordo.
E una cosa semplice, quasi scontata ma rara: organizzazione. Funziona tutto, eppure resta quell’anima antica che fa respirare calma. Perché scegliere proprio qui, quando il mondo è pieno di località invernali? Per la varietà: in pochi chilometri passi da tracciati tecnici a pendii gentili, da borghi raccolti a paesi vivaci. E per quella luce delle Dolomiti che, nelle ore del tramonto, sfiora le cime e tinge di rosa il giorno che finisce. Non serve correre: basta lasciarsi accompagnare, con qualche deviazione non programmata… capita, ed è la parte migliore.
Madonna di Campiglio e Val Rendena: sci d’autore e silenzi ovattati
In Val Rendena, Madonna di Campiglio tiene insieme eleganza e energia. Le piste parlano da sole: la 3-Tre — sì, quella delle notturne di Coppa del Mondo — e la Dolomitica, che chiama a raccolta chi ama pendenze serie e curve pulite. Ma non è un posto “solo per fenomeni”. Se stai iniziando, trovi tracciati larghi, maestri pazienti, risalite comode.
Finita la sciata, il paese invita a rallentare: vetrine curate, caffè con torte che profumano di casa, hotel dal gusto classico. Fuori, il bosco imbiancato attutisce i suoni; cammini e senti la neve scricchiolare piano sotto gli scarponi. Vale la pena prendersi un’ora per un giro con le ciaspole o per una cioccolata in rifugio: piccole cose, che fanno la differenza. E se ti stuzzica l’idea di cambiare versante, il collegamento con Pinzolo e Folgarida-Marilleva apre un comprensorio che non annoia mai.
Val di Fiemme e San Martino di Castrozza: tradizioni che scaldano, discese che restano
La Val di Fiemme è quella valle dove sport e memoria vanno a braccetto. A Cavalese, tra palazzi antichi e botteghe, si sente la voce della Magnifica Comunità di Fiemme, istituzione che racconta secoli di vita di montagna. Le piste sono curate con attenzione quasi artigianale; si scia guardando cime che cambiano espressione a seconda del cielo. Poco oltre, San Martino di Castrozza si appoggia alle Pale di San Martino con un colpo d’occhio che resta addosso.
Tracciati che alternano muri e linee scorrevoli, pareti di roccia che incorniciano la neve e, quando il sole scende, quell’alpenglow che sembra dipinto. Qui non c’è fretta: una sosta in malga per assaggiare canederli fumanti, due chiacchiere con chi ci vive tutto l’anno, e si riparte. Ti chiedi se serva altro? Probabilmente no. Forse solo il tempo giusto per accorgersi dei dettagli, che poi sono quelli che ricorderai.
Alpe di Siusi e Val Gardena: cultura ladina, Gardenissima e orizzonti larghi
L’Alpe di Siusi è l’altopiano più vasto d’Europa, ma l’etichetta dice poco. È un mare bianco interrotto da baite, da cui si alzano il Catinaccio, il Sassolungo e il Sassopiatto. Gli occhi corrono lontano, quasi senza ostacoli, e lo sci qui ha un passo diverso: più ritmato, quasi meditativo. Intorno, i borghi custodiscono la cultura ladina. Castelrotto ha un’eleganza discreta; Ortisei vibra di botteghe, sculture lignee, storie tramandate.
E poi c’è la Gardenissima, il gigante più lungo del mondo: un giorno di festa che trascina atleti e appassionati su un tracciato che sembra non finire. Nella Val Gardena lo capisci bene: tradizione e sport si tengono stretti. Si scia, si mangia bene (polenta cremosa, formaggi profumati, dolci che scaldano), si ascoltano idiomi antichi che suonano musicali. E ci si sorprende ancora, magari per un controluce improvviso sul Sassolungo… succede, e fa bene.
Canazei e Sellaronda: un anello di valli, un giorno che vale per quattro
Canazei, in Val di Fassa, è la porta del Sellaronda, quel percorso che in una giornata ti fa girare intorno al massiccio del Sella passando per Selva di Val Gardena, Corvara in Val Badia e Arabba. L’idea è semplice e geniale: risalite scorrevoli, discese mai banali, panorami che cambiano a ogni passo. Se vuoi tecnica, la trovi; se vuoi scorrevolezza, pure.
E quando serve una pausa, i rifugi ci sono, con terrazze che sembrano balconi sul mondo. Lo Skitour Panorama regala prospettive ampie, la Marcialonga richiama chi ama lo sci di fondo, e l’area Alpe Lusia–San Pellegrino aggiunge piste che al tramonto si colorano di miele e rame. Meglio programmare? Sì, ma lascia uno spazio a un cambio di rotta dell’ultimo minuto: una nuova pista battuta, un consiglio sentito sulla seggiovia… quelle deviazioni diventano spesso il ricordo migliore.
Plan de Corones, Merano e Val Pusteria: tra sci di fondo, musei e acque calde
Il comprensorio di Plan de Corones ruota attorno a una montagna che sembra disegnata per lo sci: oltre cento chilometri di piste, orientamenti diversi, esposizioni che regalano neve “giusta” lungo tutta la stagione. A Brunico, il castello e il museo della montagna invitano a una pausa culturale che sta benissimo tra due discese. Scendendo verso San Vigilio di Marebbe, il ritmo si fa più quieto: legno scuro, tetti carichi, un’ospitalità che non fa rumore.
Verso ovest, Merano unisce montagna e benessere: le Terme e il comprensorio Merano 2000 permettono di alternare piste soleggiate a ore d’acqua calda che sciolgono la fatica. E poi c’è la Val Pusteria, regno di San Candido e Dobbiaco: oltre 120 km dedicati allo sci di fondo, anelli che corrono tra boschi e radure, il Lago di Braies che d’inverno sembra sospeso, le Tre Cime di Lavaredo sullo sfondo come quinte di teatro. Famiglie, principianti, appassionati: qui ognuno trova il proprio passo.
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