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Piante e fiori

Come utilizzare l’acqua di cottura della pasta per concimare (ma non sempre)

Ecco come usare l’acqua di cottura della pasta per concimare le piante in modo naturale, quando è davvero utile e in quali casi evitarla per non danneggiare il terreno.

Come utilizzare l’acqua di cottura della pasta per concimare (ma non sempre)

Quando si parla di riutilizzo intelligente in cucina, la mente corre subito agli avanzi: un po’ di sugo riciclato, un risotto reinventato… ma chi avrebbe mai pensato che anche l’acqua della pasta potesse avere un secondo utilizzo? Eppure, quel liquido torbido che di solito finisce giù per lo scarico può trasformarsi in un piccolo alleato del giardinaggio casalingo.

Non serve essere esperti botanici per fare un tentativo. Chi cucina spesso pasta si ritrova con litri di acqua “ricca” da smaltire. E allora, invece di versarla nel lavandino come si è sempre fatto, perché non provare a darle nuova vita? Un gesto semplice, quasi istintivo, che può sorprendere. Certo, non si tratta di una soluzione magica: alcune piante ne traggono beneficio, altre invece storcono le radici, per così dire.


Molti se ne sono accorti quasi per caso: si cucina, si scola, l’acqua avanza e viene versata su una pianta nel balcone. Dopo qualche giorno, quella pianta sembra più vivace, più in forma. Sarà stata davvero l’acqua della pasta? Chissà. Ma vale la pena approfondire.


Perché l’acqua della pasta può fare bene alle piante

Quello che rende interessante l’acqua di cottura della pasta è la presenza di amido. Durante la bollitura, l’amido si scioglie nell’acqua e crea un liquido leggermente torbido che può diventare un piccolo tesoro per le radici.

L’amido funziona come una sorta di carburante per i microrganismi del terreno, stimolandone l’attività. In questo modo, si migliora la struttura del suolo e si favorisce la crescita delle radici. Ma non è solo una questione di amido.

Nell’acqua di cottura possono restare anche minerali rilasciati dalla pasta stessa, soprattutto se si tratta di pasta integrale o fatta in casa. Questi elementi possono contribuire al benessere delle piante, rendendo il terreno più ricco e bilanciato.


L’uso di acqua tiepida – non bollente – può anche favorire l’assorbimento delle sostanze nutritive da parte delle radici, soprattutto nelle stagioni più fredde, quando l’acqua fredda può essere uno shock per alcune specie.

Un esempio? Durante l’inverno, molte piante da esterno entrano in una sorta di letargo. Un’innaffiatura tiepida può dare una spinta al terreno senza stressare l’apparato radicale. Ma occhio: tiepida sì, calda no. Nessuna pianta ama un “bagno bollente”.


Detto questo, attenzione a un dettaglio cruciale: è fondamentale che l’acqua sia senza sale. Il sodio, infatti, è nemico delle piante. Un terreno troppo salino blocca l’assorbimento di acqua e nutrienti, rischiando di danneggiare seriamente anche le piante più resistenti. È un errore più comune di quanto si creda: basta un pizzico di sale in più nella pentola per trasformare un potenziale fertilizzante in un nemico silenzioso per il verde di casa.

Quando (e come) usarla correttamente

Non tutte le situazioni sono adatte per l’uso di acqua della pasta come concime. Prima di tutto, bisogna fare alcune considerazioni pratiche:


  • L’acqua deve essere completamente raffreddata prima di essere usata.
  • Non deve contenere sale, né olio, né altri condimenti.
  • È meglio usarla su piante da esterno o piante da orto.
  • Evitare di usarla troppo spesso: una volta ogni 10-15 giorni può bastare.

Alcune delle piante che sembrano beneficiare maggiormente di questa pratica includono:

  • Pomodori e peperoni
  • Basilico, prezzemolo e rosmarino
  • Gerani e ortensie
  • Lattuga e spinaci
  • Zucche e zucchine

Anche alcune piante da appartamento più robuste, come il pothos o il filodendro, possono trarne beneficio se l’acqua è davvero priva di sale.

Al contrario, le piante più delicate o quelle che richiedono terreni acidi (come azalee o felci) potrebbero non tollerarla bene. In questi casi, meglio evitare.

Un buon trucco è usarla come si farebbe con un normale innaffiamento, evitando di bagnare le foglie e concentrandosi sulle radici. Si può anche alternare con acqua normale, per non alterare l’equilibrio del terreno. In caso di dubbio, si può iniziare con piccole quantità, osservando la reazione della pianta.

Un altro aspetto importante è il tipo di pasta cucinata. Alcune paste all’uovo o aromatizzate potrebbero lasciare residui indesiderati nell’acqua, per cui è meglio preferire pasta secca semplice, meglio ancora se integrale o biologica.

Quando evitarla assolutamente

Nonostante i suoi potenziali benefici, ci sono situazioni in cui è meglio non usare l’acqua della pasta.

Se si è cucinato con molto sale, è meglio non rischiare. Anche solo una piccola quantità può accumularsi nel terreno e comprometterne la salute. Lo stesso vale se si sono aggiunti grassi o spezie: meglio non trasferire questi elementi alle radici.

Inoltre, evitare l’uso su piante d’appartamento molto sensibili, o su terreni già umidi: l’eccesso d’acqua, unito alla carica organica dell’amido, potrebbe favorire la formazione di muffe o marciumi.

Anche l’odore può diventare un problema: se l’acqua è stata lasciata troppo a lungo prima dell’uso, può iniziare a fermentare e risultare sgradevole per la pianta (e per chi sta nei paraggi). In questi casi, meglio scartarla.

Infine, se si nota un odore sgradevole o un cambiamento nel colore del terreno dopo l’uso, è un chiaro segnale di eccesso. In quel caso, sospendere immediatamente e lasciare “riposare” il terreno con innaffiature normali.

Non tutto ciò che sembra naturale è automaticamente benefico: anche un rimedio semplice come questo richiede un po’ di attenzione. Ma con le giuste precauzioni, può trasformarsi in un alleato sorprendente.

Chi ama il giardinaggio e cerca soluzioni più sostenibili, troverà in questo piccolo gesto un modo semplice per unire l’utile al dilettevole. Basta un po’ di attenzione, e anche l’acqua della pasta può fare la differenza.

quando usare l'acqua di cottura per le piante

E se proprio si vuole fare un passo in più, perché non raccogliere anche l’acqua di cottura di altri alimenti naturali? Ad esempio, quella delle patate o del riso, se cotta senza sale, può offrire benefici simili. Il principio è lo stesso: ridurre gli sprechi, valorizzare ciò che si ha e scoprire che anche in cucina, le soluzioni sostenibili sono spesso le più semplici.

Foto © stock.adobe


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