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Itaca. Il Ritorno: l’Odissea come non l’hai mai vista, in prima TV il 30 giugno Sky Cinema e NOW

Rivisitazione intensa dell’Odissea con Ralph Fiennes e Juliette Binoche: Itaca. Il Ritorno arriva in prima TV su Sky Cinema e NOW il 30 giugno. Un dramma psicologico contemporaneo che mette al centro cicatrici emotive e legami familiari.

Itaca. Il Ritorno: l’Odissea come non l’hai mai vista, in prima TV il 30 giugno Sky Cinema e NOW

 

Inserire subito questa data nel calendario può essere un’ottima idea per non perdere il debutto su Sky Cinema e NOW. È interessante annotare ogni dettaglio, perfino la possibilità di vederlo in 4K – un’esperienza visiva che aiuta a immergersi nel mondo devastato dell’Ulisse moderno.

Itaca. Il Ritorno è molto più di un affresco storico: è un racconto di ritorno a casa, riconciliazione e ferite che non si rimarginano. Si crede che perfino chi conosce già l’Odissea possa restare sorpreso da questa rilettura. È intrigante pensare quali emozioni emergeranno da un mito così antico, trasformate in un dramma familiare e intimo.

Chi ama i grandi classici interpretati in modo non convenzionale troverà pane per i suoi denti, e chi è solo incuriosito da un dramma familiare carico di tensione, scoprirà qualcosa di nuovo. Spinge curiosità il fatto che la pellicola si concentri sulle cicatrici interiori del protagonista, piuttosto che sui mostri marini o interventi divini. Domanda inevitabile: e se l’Odissea fosse sempre stata soprattutto questo?

Una rilettura contemporanea dell’Odissea

L’Odissea riscritta da Christopher Hampton (sceneggiatore) propongono un Ulisse interpretato da Ralph Fiennes come un uomo fragile, segnato dalla guerra. Si evidenzia un approccio nuovo: non il guerriero epico, ma un essere umano spezzato. È interessante notare come la sceneggiatura elimini creature fantastiche e interventi soprannaturali, lasciando spazio a un realismo duro e crudo. In questo modo, la trama diventa un thriller psicologico più che un’avventura mitologica.

Penelope, affidata all’interpretazione intensa di Juliette Binoche, non è solo la moglie fedele che aspetta il ritorno. È una donna viva, autonoma, attraversata dal dubbio e dalla rabbia. Il rapporto tra moglie e marito diventa un confronto di sguardi, silenzi e assenze. Telemaco, interpretato da Charlie Plummer, rivela la crescita dolorosa di un figlio che cerca conferme mentre il padre rientra, ma non è più lo stesso.

Questa Itaca, quindi, non è solo un luogo fisico, ma uno spazio mentale in cui si cerca di ricostruire ciò che è andato perso. Non c’è trionfo, né gloria: solo l’umano sforzo di comprendere se stessi e i propri errori. E in fondo, non è questo il senso più profondo di ogni ritorno?

Il film ha debuttato alla Festa del Cinema di Roma 2024, lasciando un’impressione profonda tra critici e pubblico. Le reazioni in sala parlano chiaro: applausi convinti, commenti sussurrati, sguardi commossi. In molti si sono detti colpiti dalla delicatezza con cui una storia tanto antica è stata riportata alla luce in una forma così viva e attuale. Alcuni hanno definito Itaca. Il Ritorno un’opera che riesce a coniugare l’eleganza visiva del cinema d’autore con una carica emotiva intensa e palpabile. Certe sequenze, cariche di simbolismo e silenzi potenti, hanno lasciato più di uno spettatore con un nodo in gola.

Interessante anche la scelta del titolo. “Il ritorno” non è solo un richiamo al viaggio epico di Odisseo, ma anche una riflessione sul ritorno di ogni essere umano alla propria verità, al nucleo più profondo dell’identità. Una metafora potente che si insinua nel racconto e lo arricchisce di nuovi significati.

Profondità emotiva e ritmo da thriller

Itaca. Il Ritorno: dramma e suspense convivono in una tensione palpabile. Si assiste a uno svolgimento incalzante, mai noioso, che mette in primo piano il trauma post-bellico, la difficoltà di riadattarsi alla vita civile, e lo scotto da pagare per chi cerca di tornare alla normalità. Ogni scena sembra pensata per mettere a nudo i personaggi: il silenzio in una stanza, lo sguardo distante, il peso della responsabilità familiare. Domanda retorica: non è questa la vera odissea?

Claudio Santamaria, nei panni di Eumeo, offre un contrasto interessante: fedele custode del passato, testimonial della memoria familiare. Il regista Tony Taccone decide di puntare su fotografia e scenografie asciutte: nessun effetto visivo superfluo, solo atmosfera e sensazioni. Complessivamente, l’Odissea – o meglio, l’itinerario interiore – acquista un tono moderno e necessario.

L’uso della luce, dei colori spenti, della colonna sonora quasi assente, tutto contribuisce a costruire un’atmosfera sospesa, quasi claustrofobica. Ogni dettaglio visivo parla di assenza, di attesa e di silenziosa disperazione. Non c’è bisogno di grandi effetti per raccontare l’orrore e la bellezza della condizione umana.

E poi c’è il tempo. Quel tempo che nell’Odissea scorre lento e ciclico, qui si percepisce come una ferita aperta. Il tempo perso, il tempo lontano, il tempo che ha cambiato tutti. Un’idea che si riflette nei volti segnati dei protagonisti e nei loro gesti misurati, quasi trattenuti.

Chi ha amato il cinema introspettivo di registi come Bergman o Kieslowski, potrebbe riconoscere in Itaca. Il Ritorno quell’approccio esistenziale, rarefatto, dove le parole pesano e i silenzi dicono più di mille dialoghi. Ma anche chi cerca semplicemente un film che lasci il segno, difficilmente resterà indifferente.

Il risultato finale è un film che commuove, interroga e resta addosso. Un’esperienza visiva e narrativa che suggerisce una verità semplice eppure difficile da accettare: tornare non significa ritrovare tutto com’era. Talvolta, tornare è solo l’inizio di una nuova fatica.

Ecco perché Itaca. Il Ritorno non è solo un film da guardare, ma da sentire. Da attraversare lentamente, con rispetto, accettandone le pause e i silenzi. Perché dentro quelle pieghe si nasconde molto più di una storia: si nasconde un viaggio che riguarda tutti.

Foto © Youtube


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