Innocence, la soap turca di Canale 5, è ispirata a un vero caso di cronaca: ecco 5 curiosità sorprendenti sulla serie, tra location iconiche, amori nati sul set e retroscena mai raccontati.

Quando si pensa alle soap turche, spesso vengono in mente storie d’amore tormentate, drammi familiari e personaggi dal fascino magnetico. Ma Innocence va oltre tutto questo. In onda nel weekend su Canale 5, questa serie nasconde un cuore molto più cupo e profondo: si ispira a un fatto di cronaca che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva turca.
Tra atmosfere eleganti, sentimenti ambigui e una tensione latente che non molla mai la presa, la storia di Ela e Ilker si svela un pezzo alla volta, lasciando spesso con il fiato sospeso. Non è solo una soap, ma un racconto che mescola verità e finzione in modo quasi spiazzante.
Chi ama andare oltre ciò che appare in superficie troverà tanti spunti per riflettere: le dinamiche di potere, i limiti dell’amore, le ferite che la società a volte preferisce ignorare. Vale la pena guardarla anche solo per cogliere questi strati nascosti.
Ispirata a un caso di cronaca che ha sconvolto la Turchia
Pochi se lo immaginerebbero, ma la trama di Innocence è nata guardando da vicino una storia vera. Una vicenda sconvolgente che ha fatto il giro dei telegiornali turchi nel 2009: l’omicidio della giovane Münevver Karabulut per mano del fidanzato, appartenente a una famiglia molto influente. Una tragedia che ha lasciato il Paese attonito.
Nel racconto televisivo, Ela ha 19 anni e si ritrova coinvolta in una relazione sbilanciata con Ilker, uomo affascinante ma manipolatore, più grande di lei e con una posizione sociale solida. Il legame tra i due, fin da subito, puzza di guai. Tossico, ambiguo, pieno di non detti. E proprio in questo si riflette l’eco di quel fatto di cronaca reale.
Certo, la serie non è un documentario: romanza, costruisce, aggiunge pathos. Ma l’ombra di quella storia vera resta, e si sente tutta. Anche per questo ha diviso l’opinione pubblica: da una parte chi apprezza il coraggio di toccare temi così delicati, dall’altra chi avrebbe preferito non rievocare un dolore così concreto.
Forse è proprio questo suo essere scomoda a renderla così potente. Fa pensare, scuote. E, sotto sotto, è proprio quello che ci si aspetta da una buona storia.
La soap turca Innocence è un successo anche grazie al suo formato unico
Chi conosce le serie turche lo sa: i loro episodi sono spesso lunghissimi. E anche Innocence non fa eccezione. In patria, ogni puntata durava circa 130 minuti. Praticamente un film. In Italia, però, è stata riadattata con un taglio più agile: 40 episodi da 45 minuti, perfetti per la programmazione estiva del pomeriggio.
Una scelta che ha cambiato ritmo e tono. Alcune scene sono state alleggerite, certe tensioni smorzate. Eppure, nonostante il taglio, la serie non ha perso la sua carica emotiva. Rimane intensa, coinvolgente, capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo.
È interessante notare come, anche con questo cambiamento, Innocence riesca comunque a trasmettere profondità. La regia, i silenzi, gli sguardi: tutto parla. Anche quando le parole non bastano. E questo, forse, è il segreto del suo successo.
Una location iconica: Villa Atlı, simbolo di lusso e potere
Difficile non restare colpiti dalla villa in cui vive la famiglia di Ilker. Un luogo maestoso, con vista mozzafiato sul Bosforo, che già da solo racconta un mondo intero. Quella dimora, nella realtà, si chiama Villa Atlı e si trova a Istanbul, nel quartiere di Emirgan. Oggi è sede di un museo, il Sakıp Sabancı, ma nella serie cambia volto e diventa il regno di Harun Yuksel, padre di Ilker.
Ciò che colpisce non è solo la bellezza del luogo, ma il contrasto con ciò che vi accade dentro. Una cornice sontuosa per storie cariche di tensione, menzogne e conflitti. Un gioco di opposti che funziona bene e che regala alla narrazione un sottotesto visivo molto potente.
Non è un semplice sfondo: quella villa racconta un mondo. Il privilegio, il potere, le apparenze che coprono le crepe. In fondo, anche lì dentro, nulla è davvero come sembra.
Il cast è già noto al pubblico italiano
Per chi segue con passione le soap turche, vedere volti familiari in Innocence è stato come ritrovare vecchi amici. Ilayda Alişan, che interpreta Ela, ha fatto capolino in Love is in the Air e Amore in affitto. Un viso espressivo, intenso, difficile da dimenticare.
Poi c’è Serkay Tütüncü, il tormentato Ilker. Già conosciuto per il ruolo di Volkan in Mr. Wrong – Lezioni d’amore, qui mostra un lato più oscuro e complesso. E non è da meno Deniz Işın, che nella serie è Irem Orhun, anche se la fiction che l’ha resa famosa (Sefirin Kızı) non è mai arrivata da noi.
A completare il cast, Deniz Çakır nel ruolo di Bahar, la madre di Ela. Un’attrice amatissima, capace di regalare interpretazioni mai banali. Chi l’ha vista in Kadın – Una donna o in Foglie Cadute sa bene di cosa si parla.
Ritrovare questi attori in ruoli diversi ma sempre intensi aiuta ad affezionarsi alla storia. Un po’ come se si fosse già dentro, già parte di quel mondo.
Un amore vero nato sul set (ma finito presto)
Certe volte la finzione supera la realtà, altre volte è il contrario. Nel caso di Innocence, le due cose si sono incrociate. Sul set di Innocence non sono nate solo scene intense, ma anche una storia d’amore vera. Tra un ciak e l’altro, Ilayda Alişan e Serkay Tütüncü hanno iniziato a frequentarsi, e nel 2021 la loro relazione ha fatto notizia, facendo sognare i fan della serie che speravano in un lieto fine anche nella vita reale.
Un sogno a occhi aperti, almeno per un po’. Perché poi, come spesso accade, la magia si è spenta. La relazione si è conclusa poco prima della fine delle riprese. Nessun dramma plateale, solo un addio silenzioso. Ma il fascino di quell’amore nato dietro le quinte è rimasto.
Forse anche per questo le scene tra i due protagonisti sembrano così autentiche. Quegli sguardi, quei silenzi: chissà quanto c’era di vero. In fondo, le emozioni non si fingono facilmente. E, anche quando finiscono, lasciano tracce visibili.
Foto © Mediaset Infinity