Un lago rosso fuoco nel cuore dell’Elba: 60 metri di diametro, acqua acida e panorami mozzafiato. Scopri dove si trova, perché è colorato così e come visitarlo in sicurezza.
In mezzo alle colline silenziose di Rio Marina, sull’Isola d’Elba, c’è un lago che sembra un miraggio: rosso rubino, grande poco più di un campo da tennis (60 metri di diametro) e profondo circa 5 metri. Non è un effetto speciale, ma il risultato di una combinazione rara tra ferro ossidato e minuscoli organismi che, insieme, tingono l’acqua di tonalità accese dal ruggine al violaceo. Un piccolo capolavoro geologico che lascia a bocca aperta chiunque lo incontri.
A prima vista sembra di essere piombati in un paesaggio alieno. Qualcuno ha detto che ricorda i colori di Marte, altri giurano che al tramonto l’acqua si accende come brace. E forse hanno ragione. Questo specchio d’acqua, nascosto tra le tracce di una lunga storia mineraria, ha qualcosa di magnetico. Sarà il silenzio che lo circonda, o forse la sensazione che il tempo qui si sia fermato. Fatto sta che chi ci arriva spesso rimane senza parole.
Come arrivarci senza sbagliare strada
Il Lago Rosso delle Conche non ha cartelli vistosi né biglietterie. Eppure, è proprio questa sua discrezione a renderlo così speciale. Da Rio Marina, piccolo borgo della costa est dell’Elba, parte un sentiero che sembra fatto apposta per sorprendere. Si insinua tra le vecchie miniere del Parco Minerario dell’Isola d’Elba, seguendo le tracce di un passato fatto di ferro e fatica.
Il cammino è breve e poetico: 2,5 km tra andata e ritorno, tra rotaie arrugginite, antichi carrelli e colline dai colori che mutano come una tela viva. Un tragitto che fa venire voglia di rallentare, alzare lo sguardo e lasciarsi stupire. Si passa tra sfumature di giallo, arancio e ocra che cambiano con la luce del giorno. E quando il sole inizia a calare, tra le 18:00 e le 19:30, tutto si trasforma: l’acqua brilla, e l’aria si riempie di una quiete rara.
Non servono doti da escursionista, solo un paio di scarpe comode e un po’ di curiosità. Perfetto anche per chi viaggia con bambini o vuole semplicemente fare una passeggiata diversa dal solito.
Perché quell’acqua è così rossa? Colpa (o merito) della miniera
Il colore incredibile del lago non è frutto di filtri o leggende. È tutto vero, e tutto naturale. Il segreto sta nel terreno impregnato di ferro, un lascito delle antiche attività estrattive. Le piogge, col tempo, hanno riempito le cavità delle miniere, trasformandole in laghetti. E lì, dove il ferro incontra acqua e luce, succede la magia.
Non solo: alcuni microrganismi estremi, capaci di vivere in ambienti acidi e ricchi di metalli, contribuiscono alla stabilità e all’intensità del colore. Una piccola meraviglia biologica, paragonabile al fiume Tinto in Spagna o al lago Hinatuan nelle Filippine.
Chi lo ha visitato racconta di un leggero odore ferroso, nulla di sgradevole. L’acqua è ovviamente acida e non balneabile, ma resta un soggetto perfetto per scatti fotografici da capogiro. Basta un raggio di sole per trasformarla in una distesa infuocata.
Cosa portare (e cosa lasciare a casa)
Una passeggiata come questa non richiede equipaggiamento da spedizione, ma qualche accortezza può fare la differenza. Per non farsi cogliere impreparati, ecco cosa mettere nello zaino:
- Scarpe comode, meglio se da trekking
- Acqua fresca (almeno 1 litro a testa)
- Cappellino e occhiali da sole
- Repellente per insetti
- Fotocamera o smartphone carico
- Mappa o app con GPS offline
Chi pensa di fermarsi per un picnic o per aspettare il tramonto, può aggiungere anche un telo leggero o un piccolo cuscino. Ci sono rocce piatte perfette per sedersi e godersi il panorama.
6 passi semplici per vivere il lago senza stress
Niente fretta, niente complicazioni. Bastano pochi gesti per vivere questa esperienza nel modo più semplice e sicuro:
- Raggiungere Rio Marina e lasciare l’auto vicino al Museo dei Minerali.
- Seguire il sentiero segnalato all’ingresso del Parco Minerario.
- Continuare fino al cartello in legno che indica il bivio per il lago.
- Restare sempre sui percorsi tracciati.
- Tenersi a distanza dal bordo, specie se il terreno è umido.
- Non lasciare nulla se non le orme: rispetto totale per il luogo.
In tutto, contando le soste e qualche foto, servono circa 75 minuti. In estate conviene partire la mattina presto o nel tardo pomeriggio per evitare il caldo e godersi i colori migliori.
Errori da non fare (anche se sembrano banali)
Ogni escursione ha i suoi piccoli trabocchetti. Qui, basta poco per evitare fastidi o rischi inutili. Ecco cosa non fare:
- Scarpe aperte? Meglio di no: il terreno può essere scivoloso
- Animali senza guinzaglio? No, per la loro sicurezza e quella degli altri
- Avvicinarsi troppo al bordo: il rischio cedimenti è reale
- Fare il bagno: l’acqua non è adatta alla pelle
- Lasciare rifiuti o mozziconi: è un ambiente fragile
- Tornare col buio senza luce: sentieri non illuminati
In fondo, è una questione di buon senso. E un pizzico di rispetto.
Quando andare e come preservarne la magia
La bellezza di questo luogo cambia con le stagioni. I mesi ideali? Aprile, maggio, settembre e ottobre. La luce è più morbida, i colori più intensi, il caldo ancora sopportabile. In piena estate si può comunque andare, ma meglio evitare le ore centrali.
Conservarlo com’è, però, è responsabilità di tutti. Chi passa di lì può contribuire anche solo con piccoli gesti:
- Non raccogliere campioni di roccia o acqua
- Non uscire dai sentieri segnalati
- Non accendere fuochi
- Non disturbare animali o piante
Un consiglio di chi ci è stato? Fermarsi in silenzio, seduti su una pietra. Ascoltare il vento, osservare il rosso che pulsa. A volte, è in quel momento che si capisce davvero quanto sia raro un posto così.
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