Alessandra Mastronardi torna su Canale 5 con Doppio Gioco, una nuova serie che mescola tensione, mistero e azione in un intreccio tutto italiano che promette colpi di scena e adrenalina.
Nella fiction Mediaset “Doppio Gioco”, prodotta da RTI e Fabula Pictures, Alessandra Mastronardi interpreta un ruolo insolito e affascinante. Il suo personaggio, Daria Giraldi, ha un dono unico: sa leggere le persone come fossero carte da poker. Una dote rara, ricevuta in eredità dal padre, che le permette di scovare verità nascoste e smascherare bugie dietro a ogni espressione, ogni gesto. Ed è proprio questo talento a farla entrare nel cuore di un’operazione sotto copertura, affiancata dal Maggiore Ettore Napoli (interpretato da Simone Liberati), per smascherare un pericoloso criminale internazionale.
A volte basta una trama ben congegnata e un volto familiare per far tornare la voglia di seguire una fiction. Se ti appassiona il genere crime, ma con un tocco psicologico e tutto italiano, forse è il momento giusto per dare una chance a questa nuova produzione.
Alessandra Mastronardi e il suo ruolo inedito tra bluff e verità nascoste
Non è certo la prima volta che Alessandra Mastronardi si cimenta in ruoli complessi, ma stavolta il contesto è diverso. Dopo aver conquistato il pubblico con I Cesaroni, poi con L’Allieva, l’attrice romana cambia registro. Daria Giraldi non è un medico né una studentessa: è una donna segnata da un passato difficile, segnata dalla morte del padre e da una capacità che può diventare un dono o una condanna, a seconda di come la si usa.
Il cuore narrativo di Doppio Gioco non sta solo nell’azione, ma nella doppiezza. La protagonista si muove tra due mondi, quello reale e quello costruito, in cui nulla è mai come sembra. C’è qualcosa di volutamente ambiguo in questa serie: ci si domanda continuamente di chi ci si possa fidare, chi stia recitando e chi, invece, stia semplicemente mostrando ciò che è.
Accanto alla Mastronardi, attori come Max Tortora, nel ruolo del misterioso Gemini, e Simone Liberati, nei panni del Maggiore Napoli, completano un cast solido e ben assortito. Non mancano momenti di leggerezza, ma il ritmo resta teso, tra indagini, inseguimenti e colpi di scena calibrati.
La nuova fiction di Canale 5 che guarda al cinema action internazionale
Il paragone con le grandi spy story internazionali è inevitabile. E in effetti, alcune atmosfere di “Doppio Gioco” richiamano Mission: Impossible o le dinamiche mentali alla Sherlock Holmes. Ma il regista Andrea Molaioli ha chiarito che si tratta di un prodotto fortemente italiano. Niente effetti speciali spettacolari, piuttosto un uso sapiente della tensione narrativa.
E qui si coglie un punto interessante: invece di inseguire il modello americano, la serie punta a una costruzione del mistero più sottile, più psicologica. La “spettacolarità” si trova nei dettagli, nei silenzi, negli sguardi trattenuti. In fondo, non è proprio questo il bello dei giochi mentali?
Tra poker, pedinamenti, doppi fondi e identità nascoste, la storia scorre fluida, con qualche rallentamento qua e là, ma è un po’ il prezzo da pagare per dare spazio all’introspezione. E poi c’è la Roma notturna, quella delle luci gialle e delle strade bagnate, che aggiunge una dimensione noir tutta sua.
Non solo crime: Doppio Gioco cerca anche di raccontare relazioni umane fragili, compromessi morali, dilemmi interiori. E, soprattutto, la sottile linea che separa verità e finzione.
Un personaggio femminile forte, ma non invincibile
Uno degli aspetti più riusciti di questa fiction è proprio il modo in cui è costruito il personaggio di Daria Giraldi. Non è un’eroina senza macchia, non ha superpoteri. È intelligente, certo, ma è anche fragile, insicura, piena di domande. Si crede spesso che un personaggio femminile forte debba essere perfetto, ma non è così. La Mastronardi riesce a restituire un’umanità credibile, lontana dagli stereotipi delle action woman.
La sua capacità di osservare le persone si scontra con la difficoltà di capire se stessa. Ecco dove la storia si fa interessante: nel conflitto interiore più che nel duello esterno. Anche quando la trama si muove sul piano dell’indagine, c’è sempre una sottotraccia più emotiva, più silenziosa, che fa riflettere.
Nel corso degli episodi, Daria cresce, sbaglia, si mette in discussione. E lo spettatore la segue proprio perché non è invincibile. Una scelta narrativa che restituisce valore al realismo e che, forse, mancava da tempo nel panorama delle fiction generaliste.
C’è ancora molto da scoprire di “Doppio Gioco” e del suo mondo fatto di apparenze e intuizioni. Ma una cosa è certa: Alessandra Mastronardi ha trovato un ruolo che segna una svolta nella sua carriera televisiva, e lo fa con grazia, intensità e quella credibilità spontanea che la rende così vicina al pubblico.
Basterà questo mix di mistero e profondità per conquistare gli spettatori? Solo il tempo lo dirà. Ma di sicuro, vale la pena dare un’occhiata. Perché a volte, dietro un bluff, si nasconde la verità più autentica.
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