Una commedia surreale tra pandemia, Hollywood e dinosauri: Nella bolla con Pedro Pascal è il film più assurdo su Netflix. Satira pungente, caos e verità inaspettate dietro le risate.
Chi ha detto che la pandemia non possa diventare materia per una commedia punk? In “Nella bolla“, disponibile su Netflix, si entra in un mondo stravolto dove il dietro le quinte di un film diventa più assurdo della pellicola stessa. Pedro Pascal è il volto più riconoscibile di questa satira metacinematografica che, tra tamponi e green pass, racconta un pezzo di storia recente con uno stile sopra le righe e volutamente grottesco.
Per chi cerca un film che non sia solo intrattenimento, ma anche una lente deformante su Hollywood e i suoi eccessi, questa è una visione da non lasciarsi scappare. Soprattutto se si è pronti a ridere di ciò che normalmente fa piangere.
Pedro Pascal guida un cast fuori controllo nella satira pandemica di Netflix
C’è qualcosa di stranamente catartico nel guardare “Nella bolla”. Forse è il fatto che, a distanza di anni dalla pandemia, si riesca finalmente a riderne. O forse è il modo in cui il regista Judd Apatow decide di mettere tutto alla berlina: Hollywood, la cultura del successo, le ansie collettive, le call con lo psicologo e perfino i test rapidi.
Pedro Pascal interpreta Dieter Bravo, star egocentrica e fragilissima, al centro del sesto capitolo di un franchise fittizio di dinosauri chiamato Cliff Beasts. Un chiaro riferimento a Jurassic World, ma filtrato attraverso lo sguardo cinico e disilluso del metacinema. Attorno a lui, un cast corale da applausi (o da fischi, a seconda dei gusti): Karen Gillan, Leslie Mann, David Duchovny, Keegan-Michael Key, Fred Armisen, Maria Bakalova e altri volti noti. Senza dimenticare i cameo di James McAvoy e Daisy Ridley, che appaiono in due scene tanto imprevedibili quanto divertenti.
Il film è ambientato in una location blindata in Inghilterra, dove tutto deve essere controllato, sanificato, approvato. Gli attori si trovano intrappolati in una specie di prigione dorata, tra tamponi quotidiani, flirt tossici, crisi d’identità e fughe fallimentari. Ma non si tratta solo di una parodia. “Nella bolla” riesce a raccontare con leggerezza l’ansia del fallimento, la fragilità dell’essere umano sotto i riflettori, la paura di diventare irrilevanti.
Il film più assurdo su Netflix? Satira, metacinema e momenti di pura follia
Definire “Nella bolla” un film semplicemente comico sarebbe riduttivo. Si tratta piuttosto di un esperimento narrativo che combina generi e registri con una libertà creativa raramente vista su una piattaforma come Netflix. Il tono è volutamente eccessivo, a tratti fastidioso, ma sempre consapevole. Si ride, ma con quel tipo di riso che lascia l’amaro in bocca.
Tra le scene più memorabili:
- un tentativo di fuga in elicottero degno di una parodia di “Mission: Impossible”,
- una scena di ballo collettivo durante la quarantena,
- una rissa surreale tra attori stressati e addetti alla sicurezza,
- dialoghi nonsense tra attori che cercano di improvvisare battute mentre sono sull’orlo di un esaurimento nervoso.
Tutto è volutamente esagerato, come se la realtà stessa fosse diventata uno sketch. E in fondo, durante la pandemia, non ci si sentiva così? Intrappolati, confusi, spaesati? Apatow prende questi sentimenti e li restituisce con un filtro grottesco, ma non per questo meno sincero.
Il confronto con “Tropic Thunder” viene naturale, ma qui la satira non è solo rivolta alla guerra o ai blockbuster: è anche (e soprattutto) una critica feroce al modo in cui si cerca di tenere in piedi lo show business a tutti i costi. Anche quando il mondo, letteralmente, si sta sgretolando.
Perché vale la pena guardarlo, nonostante i suoi difetti
“Nella bolla” non è un film perfetto. Alcune gag sembrano tirate troppo per le lunghe, certi personaggi restano abbozzati, il ritmo a tratti si perde. Ma è proprio questa sua imperfezione a renderlo più umano, più vicino all’esperienza vissuta durante il lockdown.
Pedro Pascal, in particolare, offre una performance sorprendente: fragile, istrionico, esagerato, ma mai banale. Il suo personaggio incarna il crollo emotivo sotto la pressione del sistema, ma lo fa con una tenerezza che emerge sotto la patina da divo capriccioso.
Anche la presenza della moglie e della figlia di Apatow nel cast aggiunge un livello metanarrativo che diverte e spiazza. Tutto diventa parte della “bolla”: il set, la famiglia, la finzione, il mondo reale.
E poi, impossibile non citare la scena post-crediti. Un piccolo gioiello che chiude il film con una risata e una riflessione silenziosa: quanto si è disposti ad accettare, pur di non far fallire lo spettacolo?
“Nella bolla” è quindi molto più di un film assurdo su Netflix. È una testimonianza ironica ma autentica di un tempo fuori dall’ordinario. Una commedia che non vuole piacere a tutti, ma che riesce a dire qualcosa di vero proprio perché esagera. In fondo, a volte serve un dinosauro finto per capire quanto sia fragile la realtà.
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