Creare un separé da giardino con vecchie tende e bastoni in bambù è facile ed economico. Scopri idee e consigli per un divisorio naturale, personalizzato e sostenibile.
Un progetto di fai‑da‑te per creare un divisorio esterno capace di dare privacy senza appesantire, usando tessuti leggeri e canne di bambù si costruisce in un pomeriggio tranquillo. È interessante notare come pochi gesti – qualche nodo, due fori, una corda – possano trasformare uno spazio aperto in un angolo raccolto. Si crede che basti comprare paraventi costosi; in realtà, con materiali semplici, il risultato è spesso più caldo, più vero. Il tessuto filtra la luce, smorza il vento e cambia umore al giardino; il bambù, elastico e naturale, tiene tutto insieme con un’eleganza che non fa rumore. Certo, qualche imperfezione resterà; ma proprio lì sta il carattere, quel dettaglio che rende un luogo vissuto.
Prima di scorrere, si consiglia di fare un micro‑inventario: due o tre bastoni in bambù, le tende dimenticate nell’armadio, spago resistente, qualche gancio. Appoggiali sul pavimento, prova un accostamento veloce, immagina dove cadrà l’ombra: già così si prende la misura giusta del progetto. Se manca una parete, si crea un basamento veloce con cassette in legno riempite di sabbia: fungono da zavorra, tavolino d’emergenza e contenitore per attrezzi. Semplice, modulare, e si sposta senza rovinare il prato. Idea spartana ma furba, davvero.
Materiali e preparazione per il separé da giardino
I materiali raccontano metà del lavoro. Il bambù si sceglie dritto, con nodi regolari e diametro simile; tre pali formano già una cornice affidabile, quattro offrono più stabilità. Le vecchie tende funzionano bene quando il tessuto è robusto ma morbido: cotone spesso, lino misto, anche poliestere da esterno se si desidera asciugatura rapida. Una corda ritorta, alcuni ganci a vite, fascette riutilizzabili e due basi pesanti (vasi con ghiaia, cassette piene di sabbia) bastano a impostare la struttura. Si consiglia di proteggere il bambù con olio o impregnante all’acqua: poche passate, asciugatura all’aria, stop. Per le tende, un lavaggio breve e una stirata leggera eviteranno pieghe fastidiose e cattivi odori.
Misurare non guasta, ma non serve una precisione da laboratorio. Un metro flessibile, un pennarello per segnare l’altezza, nastro di carta per ricordare dove praticare i fori. È utile prevedere un margine di caduta: dieci, quindici centimetri in basso con piccoli pesi cuciti agli orli, così il telo non svolazza. Se il giardino prende vento, si può fissare una traversa orizzontale in bambù legata con il classico legaccio a otto; semplice, efficace, quasi zen. Colori e texture? Tinte neutre se si cerca calma visiva, righe sottili per un tocco nautico, fantasie boho se l’obiettivo è scaldare l’atmosfera. Un errore comune è scegliere teli troppo pesanti: il paravento diventa rigido e poco dialogante con l’aria. Meglio lasciargli un po’ di danza.
Montaggio del separé con vecchie tende e bastoni in bambù
Si parte a terra, disegnando l’ingombro. Appoggiare due pali, distanza 90‑120 centimetri: misura gestibile anche su balconi. Legare la traversa superiore con spago spesso, due giri incrociati e nodo piano; non serve perfezione, basta che non scivoli. Con trapano lento o punteruolo fare fori pilota per i ganci, solo dove serve. Piazzare le basi pesanti e infilare i pali: la struttura ora si regge.
Entrano le tende. Anelli pratici, asole cucite a mano o fascette apri‑chiudi per un look discreto. Lasciare uno o due millimetri di gioco tra anello e traversa, così il telo scorre. Tendere il tessuto verso il basso e fermare gli orli con clip o piombi; se avanza stoffa, creare un risvolto pulito.
Per maggiore privacy, aggiungere un secondo pannello arretrato. In spazi lunghi, unire due moduli con un giunto in corda (legatura a margherita). Per effetto “salotto”, tappeto, lanterna, tavolino; per minimalismo, struttura nuda e protagonista il verde.
Checklist rapida:
- Pali dritti e basi stabili.
- Nodi serrati, ma senza stress.
- Stoffa tesa e scorrevole.
Se tutto pare immobile, regolare: un separé vivo deve muoversi un poco, respirare, fare ombra con naturalezza.
Idee di stile, manutenzione e piccoli trucchi
La forza di un separé da giardino sta nel dialogo con ciò che lo circonda. Vicino a un tavolo in legno grezzo crea un fondale caldo; accanto a erbe aromatiche, diventa filtro profumato. Sul terrazzo piccolo funziona come quinta: nasconde il condizionatore, incornicia le sedute, rende lo spazio più intimo. Di sera, una fila di micro‑LED a batteria, infilata sotto la traversa, disegna un bagliore discreto. Non serve la luna piena, basta una luce gentile.
Per la manutenzione, niente drammi: un panno umido rimuove la polvere dal bambù, una spazzolata leggera ravviva il tessuto. Una volta all’anno, due mani di olio protettivo prolungano la vita dei pali. Se compare una crepa, si avvolge la zona con corda di canapa: non solo si ripara, si ottiene pure un dettaglio artigianale. Nei mesi di pioggia prolungata, smontare e riporre in un luogo asciutto evita muffe: è una pausa, non un addio.
E lo stile? Qui si gioca. Per un mood boho, tende in mussola color sabbia, frange e cuscini stampati. Poi per un tocco zen, teli écru, pietre levigate e foglie grandi in vaso; due bamboo wind chime e l’aria fa il resto. Per un’aria mediterranea, righe blu e bianco, corda marina e una ciotola di limoni. Piccoli gesti, grande resa.
Qualche trucco spiccio: se il vento arriva sempre dalla stessa direzione, si orienta il paravento in diagonale; resiste meglio e fa meno rumore. Se i vicini sono curiosi, un pannello aggiuntivo basso schermando le sedute risolve con garbo. E quando si desidera cambiare, si tingono le vecchie tende con coloranti per tessuti: tonalità melange, niente effetto plastica. Alla fine, resta una domanda leggera: serve davvero altro per sentirsi bene all’aperto? Spesso no; basta un’ombra gentile, un caffè tiepido, due pagine di libro e un paravento che sembra raccontare la sua storia.
Foto AI