Scopri ‘Le maledizioni’, il nuovo thriller argentino su Netflix: 3 episodi tra litio, rapimenti e giochi di potere. Un racconto intenso che mescola tensione e politica nel nord dell’Argentina.
In soli 3 episodi, “Le maledizioni” mescola rapimenti, giochi di potere e litio: ambientata nel nord dell’Argentina, la nuova serie Netflix svela segreti familiari rimasti sepolti per 13 anni. Un thriller politico e familiare che si consuma in meno di 150 minuti, tra paesaggi mozzafiato e tensione costante.
C’è chi ama le serie lunghe, piene di stagioni da divorare. E poi ci sono piccole perle che, in pochi episodi, riescono a dire tutto. “Le maledizioni” è una di queste: una miniserie argentina che non fa sconti a nessuno, né ai suoi personaggi né allo spettatore. Diretto da Daniel Burman e Martín Hodara, questo thriller tratto dal romanzo di Claudia Piñeiro porta su Netflix un racconto fatto di scelte difficili, rapporti incrinati e silenzi pesanti.
Un thriller breve, ma che colpisce
La serie parte con un sequestro, ma non è la solita storia di rapimento. Qui ogni dettaglio ha un peso, ogni relazione nasconde un doppio fondo. E mentre la figlia del governatore sparisce, tutto ciò che sembrava solido inizia a sgretolarsi. Il potere politico, le relazioni personali, perfino la fiducia tra i protagonisti viene messa alla prova. E quel paesaggio argentino che sembra tanto quieto, in realtà custodisce troppi non detti.
Girata proprio nel nord dell’Argentina, la miniserie sfrutta il contesto geografico in modo quasi poetico: montagne, pianure e silenzi diventano metafora di ciò che i personaggi non riescono a dire. E in mezzo a tutto questo, c’è il litio – sì, proprio il minerale conteso in molte zone del Sudamerica – a fare da sfondo a una trama che è tanto politica quanto umana.
Non è solo una serie da guardare: è una serie da sentire sulla pelle. Sarà per le atmosfere sospese, sarà per quei silenzi carichi di tensione, ma “Le maledizioni” ha il raro dono di restare impressa. E il fatto che tutto si risolva in soli tre episodi rende l’esperienza ancora più intensa, quasi claustrofobica.
Trama e intrecci da non sottovalutare
Niente è lasciato al caso. La storia prende il via durante una votazione politica cruciale, ma viene subito travolta da un gesto inaspettato: il braccio destro del governatore rapisce sua figlia. Da qui si apre una voragine narrativa fatta di flashback, rivelazioni e scelte mai davvero risolte.
Il sequestro è solo l’innesco. Da quel momento in poi, la storia scava a fondo nel passato dei personaggi, riportando a galla traumi, vendette, connivenze. Il passato torna con violenza, e ogni nuova scoperta cambia la percezione del presente. È un po’ come aprire una vecchia cassapanca e scoprire che ciò che c’è dentro ha ancora il potere di far male.
La sceneggiatura alterna sapientemente tensione e momenti di apparente quiete. Ma ogni calma è solo una tregua prima della prossima scossa. Gli episodi, pur essendo solo tre, riescono a tenere incollati fino all’ultima scena. Merito anche di un montaggio serrato e di una regia che sa quando accelerare e quando lasciare spazio al silenzio. E poi c’è Zoe, la ragazza rapita, che da vittima diventa figura centrale. La sua storia è tutt’altro che lineare, e alcune verità su di lei arrivano solo nel finale, quando tutto ormai è già cambiato.
Un cast che regge la tensione
Quando il materiale è forte, serve un cast all’altezza. “Le maledizioni” punta su nomi solidi del panorama argentino. Leonardo Sbaraglia interpreta Fernando Rovira, il governatore travolto dallo scandalo. Gustavo Bassani è Román Sabaté, il suo fedelissimo, ma anche il suo peggior traditore. Al centro della vicenda, la giovane Zoe è interpretata da Francesca Varela, rivelazione sorprendente per intensità e presenza scenica. Accanto a loro, Mónica Antonópulos e Alejandra Flechner completano un cast compatto e credibile. Non c’è una sbavatura. Ognuno porta in scena un personaggio vero, con le sue contraddizioni e le sue ferite. Si avverte che nulla è improvvisato, ma al tempo stesso nulla appare forzato. In fondo, chi non ha mai nascosto qualcosa per sopravvivere.
“Le maledizioni” è disponibile dal 12 settembre 2025 su Netflix. Tre episodi, nessuna seconda stagione annunciata (almeno per ora). Ideale per chi ama le storie forti ma compatte, perfette da vedere in un’unica serata intensa. Consigliato per chi ha apprezzato serie come “Anatomia di uno scandalo” o “Quando il potere uccide”. Qui però il ritmo è più serrato, e la componente politica è ben più radicata nel contesto argentino.
Un thriller che lascia il segno
C’è chi dice che alcune storie si raccontano meglio in poche parole. “Le maledizioni” conferma questa teoria. In poco più di due ore, riesce a scavare in profondità, a scuotere e a far riflettere. Testato da chi ama i thriller politici e ha seguito l’intera miniserie in un’unica serata, il risultato è stato chiaro: forte coinvolgimento emotivo e spunti di riflessione anche dopo i titoli di coda.
Vale la pena guardarla? Sì, ma solo se si ha voglia di affrontare domande scomode. Perché alla fine, in “Le maledizioni”, nessuno è davvero innocente. E forse è proprio questo il suo punto più forte.
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