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Cinema e TV

A House of Dynamite: il nuovo thriller Netflix che fa tremare la Casa Bianca

A House of Dynamite è il nuovo thriller Netflix diretto da Kathryn Bigelow: un missile sconvolge gli USA e la Casa Bianca si trasforma in un teatro di crisi. Un film intenso e spiazzante, tra politica, panico e silenzi carichi di tensione.

A House of Dynamite: il nuovo thriller Netflix che fa tremare la Casa Bianca

Ci sono film che non puntano sull’effetto speciale o sull’azione a raffica, ma sul silenzio, sulle attese, sulle decisioni che si prendono a porte chiuse. In un mondo in cui le notizie si susseguono a ritmo serrato e l’incertezza sembra una costante, un film come A House of Dynamite arriva come un pugno nello stomaco. Diretto dalla sempre lucida e coraggiosa Kathryn Bigelow, già autrice di capolavori come The Hurt Locker e Zero Dark Thirty, questo nuovo thriller Netflix si inserisce nella scia di racconti apocalittici che fanno riflettere, inquietano, e soprattutto non offrono risposte facili.

Mentre le sale cinematografiche cercano ancora di ritrovare il proprio ruolo e le piattaforme di streaming si contendono le esclusive, Bigelow sceglie Netflix per il suo ritorno alla regia e lo fa portando in scena una storia tanto attuale quanto destabilizzante. Il film, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, ha già fatto parlare di sé per il suo impianto narrativo teso, il cast stellare e la scelta di mostrare poco, ma suggerire tantissimo.


Chi ama i film che mettono in crisi le certezze e ribaltano i punti di vista, ha trovato un titolo da segnare. A House of Dynamite non racconta solo una crisi politica, ma fa luce sulle nostre paure più profonde. Come ci si comporta di fronte all’impensabile? E se l’apocalisse fosse già cominciata, solo che nessuno vuole guardarla in faccia?


Il thriller che fa tremare la Casa Bianca

A House of Dynamite inizia con un evento tanto semplice quanto agghiacciante: un missile non identificato colpisce il suolo americano. Nessuna rivendicazione, nessun avvertimento. Solo l’esplosione, il panico, e una domanda che si propaga come un’onda: chi ci sta attaccando? Ma il film, intelligentemente, non cerca risposte. Si concentra invece sul dopo, su ciò che succede quando i meccanismi del potere si inceppano, quando anche i vertici sembrano brancolare nel buio.

L’azione si svolge principalmente all’interno della Casa Bianca, trasformata in una prigione dorata dove ogni scelta pesa come una condanna. Idris Elba interpreta un Presidente in bilico, circondato da consiglieri, militari e specialisti che oscillano tra pragmatismo e panico. Accanto a lui un cast corale che include nomi del calibro di Rebecca Ferguson, Jared Harris, Greta Lee e Jason Clarke, ognuno con il proprio carico di ambiguità e tensione.

Il punto di forza del film è proprio questo: il senso di sospensione, quella sensazione di stare per cadere da un precipizio senza sapere quanto è profondo. Bigelow non ha bisogno di mostrare città in fiamme o aerei che precipitano: è il silenzio, è la lentezza delle decisioni, è il realismo estremo delle dinamiche politiche a generare il vero terrore.


Una regia che parla di noi, oggi

Kathryn Bigelow non ha mai avuto paura di raccontare la guerra, ma in questo film sceglie un approccio ancora più sottile. Non si tratta più di soldati sul campo o di battaglie esplosive, ma di guerre psicologiche, quelle che si combattono nei corridoi del potere, tra briefing segreti e telefonate criptate. Il pericolo è invisibile, e forse proprio per questo ancora più reale.

È interessante notare come il film dialoghi indirettamente con l’attualità. L’idea che un attacco possa arrivare senza preavviso, che le democrazie siano fragili e che anche i sistemi più rodati possano implodere, è più di una finzione cinematografica. È un’eco dei nostri tempi. E proprio questo lo rende così potente. Si crede che il cinema serva a intrattenere, ma in realtà ci mostra ciò che non vogliamo vedere.


La regista ha raccontato di essersi ispirata ai suoi ricordi d’infanzia, durante la Guerra Fredda, quando si facevano esercitazioni per un eventuale attacco nucleare. Un’epoca che oggi sembra tornare, ma con nuovi volti e nuove incertezze. Non a caso il claim scelto per il film è “Non se. Quando.“. Un monito inquietante, quasi una profezia.

Un thriller Netflix che lascia il segno

Nel vasto catalogo di Netflix, è facile perdersi tra novità, reboot e serie infinite. Ma A House of Dynamite spicca già dal titolo: non è solo un riferimento alla tensione narrativa, ma anche alla fragilità del nostro tempo. Si ha l’impressione di assistere a qualcosa che va oltre la finzione, a una rappresentazione quasi documentaria di quello che potrebbe succedere. E proprio questo lo rende così efficace.


La sceneggiatura di Noah Oppenheim, esperto di storie politiche complesse, è asciutta, tagliente, priva di retorica. Tutto è costruito per mantenere alta la tensione e alimentare l’incertezza. Nulla viene spiegato fino in fondo, perché è proprio il non sapere a far paura. E nel farlo, il film riesce anche a mettere a nudo le dinamiche del potere, la solitudine di chi deve decidere per milioni di persone, il peso di ogni parola.

Per chi ama i thriller intelligenti, profondi, lontani dai cliché, questo titolo rappresenta una boccata d’aria fresca. Anzi, un’onda d’urto.

Foto © Youtube


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