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Cinema e TV

Lunetta Savino di nuovo in tv con “Libera”: la fiction che ha conquistato tutti

Lunetta Savino torna in tv con “Libera”, la fiction che intreccia mistero, emozioni e legami familiari. Scopri perché questa serie ha conquistato milioni di spettatori e merita di essere rivista.

Lunetta Savino di nuovo in tv con “Libera”: la fiction che ha conquistato tutti – Screenshot Youtube © MovieDigger

Lunetta Savino torna in tv con “Libera”, la fiction che ha emozionato milioni di spettatori e che ora rivede la luce con le sue repliche su Rai Premium. Un ritorno attesissimo per una delle storie più coinvolgenti della televisione italiana.

Quando si parla di fiction italiane capaci di lasciare il segno, “Libera” entra a pieno titolo tra quelle che meritano una seconda visione. E non solo per la bravura degli attori, ma per la forza di una storia che riesce ad abbracciare più generi senza perdere autenticità: legal drama, mistero e racconto familiare si fondono in un equilibrio raro, che difficilmente si dimentica.


Chi non ha avuto modo di seguirla durante la prima messa in onda, dovrebbe approfittarne ora: è il tipo di serie che resta sotto pelle. C’è chi la definisce un viaggio emotivo, chi un giallo travestito da romanzo. In ogni caso, la curiosità scatta subito e cresce scena dopo scena.


Libera: una storia avvincente tra giustizia, verità e legami spezzati

“Libera” racconta la vita della giudice Libera Orlando, interpretata con intensità e misura da Lunetta Savino, volto amatissimo del piccolo schermo. Dopo la morte misteriosa della figlia Bianca, ufficialmente per overdose, Libera si trasferisce a Trieste per crescere la nipote Clara. Ma quando, quindici anni dopo, riconosce nell’ex detenuto Pietro Zanon l’uomo che aveva visto accanto a Bianca il giorno della sua morte, tutto cambia.

Da qui parte un’indagine personale che si trasforma in un vero e proprio viaggio tra verità scomode e rivelazioni inattese. Il grande colpo di scena è che Pietro non solo è innocente, ma è anche il padre biologico di Clara. Una scoperta che rivoluziona il fragile equilibrio costruito negli anni e porta a galla emozioni mai sopite. Le domande si moltiplicano, i ricordi riaffiorano. È davvero possibile conoscere la verità dopo tanto tempo? E quanto costa affrontarla?

Non è solo la trama a colpire. È la costruzione dei personaggi, sfaccettati, contraddittori, vivi. Non esiste il bianco o il nero in questa fiction: ogni personaggio porta dentro di sé luci e ombre. Dalla sorella Isabella, figura dolceamara, all’ex marito Davide, vicequestore dal passato ingombrante, fino al collega Ettore, sempre presente ma mai invadente. Ognuno ha qualcosa da nascondere, ma anche da offrire. Ogni dialogo svela un dettaglio, ogni silenzio pesa più di mille parole.


Il rapporto tra Libera e Pietro è uno degli elementi più potenti della serie. Due persone ferite, lontane per valori e vissuti, ma unite da una verità che nessuno può ignorare. Tra loro si crea un’alleanza fragile, piena di diffidenze ma anche di speranze. È una dinamica tesa, imprevedibile, che tiene col fiato sospeso.

Trieste sullo sfondo: atmosfera e identità

Una delle grandi sorprese di “Libera” è la città che la ospita. Trieste diventa quasi un personaggio, con la sua luce particolare, il mare che sfiora i dialoghi e la pietra che racconta silenzi. Non è solo un luogo: è una cornice emotiva, che amplifica il senso di solitudine, di sospensione, ma anche di rinascita.


Si crede spesso che le ambientazioni contino poco, ma quando sono scelte con cura e valorizzate con attenzione, diventano parte del racconto. Trieste, con la sua eleganza malinconica, è lo specchio perfetto delle emozioni di Libera: ferme ma inquiete, profonde e silenziose. Una città affascinante e al tempo stesso sfuggente, come molti dei personaggi che la popolano.

Anche la fotografia merita una menzione. Toni freddi, luci sfumate, riprese intime: ogni dettaglio contribuisce a creare un’atmosfera unica, che accompagna la narrazione senza mai sovrastarla. L’uso dei flashback, poi, arricchisce la narrazione con strati emotivi profondi e ben dosati. Niente è lasciato al caso.


Perché “Libera” è una fiction diversa dalle altre

Il segreto del successo di questa serie va cercato nella sua capacità di emozionare senza cadere nella retorica. Parla di giustizia, ma anche di maternità, perdono, memoria e identità. Tocca temi universali, ma lo fa attraverso una lente intima, mai urlata. Non cerca il colpo di scena fine a sé stesso, ma costruisce una tensione emotiva che cresce di episodio in episodio.

È interessante notare come la scrittura eviti i cliché più classici del genere: niente forzature, nessun protagonista infallibile, nessun finale scontato. Anzi, è proprio l’incertezza a tenere incollati allo schermo. Lo spettatore si ritrova a interrogarsi, a cambiare prospettiva, a rivalutare personaggi che sembravano già compresi.

E poi c’è Lunetta Savino, semplicemente perfetta nel ruolo di una donna ferita ma mai piegata. Intensa ma non teatrale, forte ma non arrogante. Il suo volto racconta più delle parole, e la sua interpretazione è una lezione di misura e profondità. Ogni sguardo comunica dolore, forza, determinazione. Un personaggio che resta impresso.

“Libera” è una fiction che non si guarda solo con gli occhi. Si ascolta, si vive, si sente. È un’esperienza che tocca corde profonde, senza bisogno di effetti speciali. Basta la verità, raccontata bene.

Da non perdere su Rai Premium (e in streaming)

Per chi non l’ha mai vista, è il momento giusto per iniziare. E per chi l’ha già amata, è l’occasione perfetta per rituffarsi in una storia che continua a parlare, anche dopo i titoli di coda.

Gli episodi di “Libera” vanno in onda in replica su Rai Premium, ma sono anche disponibili su RaiPlay in streaming on demand. Un modo comodo per lasciarsi coinvolgere (o coinvolgere di nuovo) da una narrazione profonda e ben costruita. Basta una sera, e si rischia di volerli vedere tutti.

In un panorama televisivo spesso dominato da format ripetitivi, “Libera” è una boccata d’aria diversa. Non si tratta solo di passare il tempo davanti allo schermo: è un invito a riflettere, a sentire, a lasciarsi toccare da una storia che somiglia alla vita, con tutte le sue imperfezioni.

E non è forse questo che si cerca, in fondo, quando si accende la tv?


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