Il primo blockbuster estivo compie 50 anni e torna su Netflix con tutta la saga. Tra retroscena dall’inferno e curiosità, ecco perché Lo Squalo resta un cult da rivedere assolutamente.

Il ritorno di Lo Squalo su Netflix è un evento che ha già scatenato entusiasmo tra gli appassionati di cinema. Si crede che, a partire dal 15 luglio, Netflix accoglierà tutti e quattro i film della saga, compreso l’originale del 1975 di Steven Spielberg, segnando un momento unico per festeggiare mezzo secolo di storia e paura sotto il sole estivo.
Prima di approfondire la trama e l’eredità culturale, vale la pena provare a guardarlo: magari si crea una maratona tra amici o si condivide con chi non lo ha mai visto.
Il ritorno di Lo Squalo su Netflix: perché guardarlo adesso?
È interessante notare come la chiave del successo di Lo Squalo risieda ancora oggi nella sua capacità di generare tensione. Il film ha cambiato per sempre il concetto di blockbuster estivo: prima di Lo Squalo, l’estate non era sinonimo di film evento. Al di là degli effetti speciali – alcuni decisamente “vecchio stile” – resta il modo in cui Spielberg, nel 1975, ha saputo suggerire la presenza del pericolo con sequenze minimali e la colonna sonora di John Williams.
Le prime quattro o cinque frasi hanno già confezionato sospetto e attesa. Domanda retorica: chi non ricorda il brivido della battuta “Ci serve una barca più grossa”? Si crede che sia questa semplicità a mantenere Lo Squalo straordinariamente efficace, ancora oggi.
Tensioni e retroscena: un’occasione per approfondire la leggenda
Oggi, a 50 anni di distanza, è perfetto chiedersi: cosa succede dietro le quinte di questo capolavoro?
È emerso che Spielberg ha avuto un attacco di panico durante la lavorazione. Si crede che il regista abbia vissuto mesi di incubi e ansia, tanto da definirlo “il film più difficile mai girato”. In più, lo squalo meccanico chiamato “Bruce” non funzionava bene: si rompeva facilmente, l’acqua lo corrodeva, e spesso falliva proprio nelle scene più cruciali. Nonostante tutto, è stato proprio questo limite tecnico a spingere Spielberg a usare la suspense suggerita piuttosto che mostrarla in modo esplicito.
Curiosità divertente: si dice che tra le sudate del regista ci sia anche un omaggio a James Bond. Se si osserva con attenzione la targa trovata da Hooper nella carcassa dello squalo, si legge “007 981”. Un dettaglio sfuggente, ma diciamolo, abbastanza geniale.
Il ritorno di Lo Squalo su Netflix: la saga completa
Non c’è solo il primo film: su Netflix arrivano anche Lo Squalo 2, Lo Squalo 3 e Lo Squalo: La vendetta. Dal 15 luglio, tutta la saga sarà disponibile in streaming. Una buona scusa per riguardarli tutti o recuperarli per la prima volta, magari senza prendersi troppo sul serio.
Non manca chi considera i sequel “di serie B”, ma la saga resta una testimonianza dei cambiamenti nel cinema e nei gusti del pubblico. Un commento trovato in rete su Lo Squalo 2 dice: “Penso che Lo Squalo 2 sia un seguito discreto. Ovviamente non è all’altezza del primo, ma resta valido per ciò che è… il terzo… alcuni effetti sono talmente brutti da risultare quasi comici.”
Quale significato culturale ha oggi Lo Squalo?
Nel 1975, Lo Squalo ha messo in crisi le spiagge americane: si stima che le presenze fossero scese in modo significativo per un certo tempo. L’impatto sociale è stato enorme: gli squali, da animali sconosciuti o addirittura ammirati, diventarono simbolo di paura. Persino Benchley, l’autore del romanzo, ha in seguito criticato questa demonizzazione, rivelando di non immaginare che il suo romanzo avrebbe generato tanta paura.
Allo stesso tempo, il film ha avvicinato gli spettatori al mare, alla biologia marina e agli squali reali, contribuendo a sensibilizzare sull’ecosistema marino. Si crede che sia stato uno spartiacque tra intrattenimento e consapevolezza, un fenomeno che andava ben oltre una semplice storia di paura.
Il ritorno di Lo Squalo su Netflix: un’occasione per riflettere
Con Lo Squalo ora accessibile in streaming, si possono rivedere quei momenti di terrore – chi non ha mai sobbalzato nella scena iniziale? – con occhi diversi. Chi l’ha visto la prima volta da giovane può ritrovare un brivido antico; chi lo vede ora potrebbe apprezzare anche la tecnica narrativa ed estetica di Spielberg e Williams.
Vale anche chiedersi: serve ancora un nuovo grande blockbuster estivo per cambiare le regole? O le piattaforme come Netflix hanno già superato quel modello, proponendo grandi film in anticipo o in streaming diretto?
Lo Squalo resta, ancora oggi, un termometro dello stato dell’arte cinematografica: da un’idea di Peter Benchley, alla produzione intensa di Universal, fino all’effetto domino sul cinema popolare.
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