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Cinema e TV

Hai già visto “Due tombe”? La miniserie Netflix che in 3 episodi ti lascia senza fiato

Una miniserie crime intensa e sorprendente: “Due tombe” su Netflix mescola vendetta, mistero e famiglia in soli tre episodi che non lasciano scampo alla noia.

Hai già visto “Due tombe”? La miniserie Netflix che in 3 episodi ti lascia senza fiato

Hai già visto “Due tombe” su Netflix? Questa miniserie spagnola in appena 3 episodi riesce a trascinarti in un turbine di emozioni, tra misteri irrisolti, vendette personali e segreti di famiglia che sembrano urlare per essere scoperti.

A prima vista potrebbe sembrare una storia già vista, con una scomparsa e qualche indagine maldestra. Invece, già dopo pochi minuti, si avverte una tensione diversa. Il sole caldo dell’Andalusia fa da contrasto al gelo improvviso che attraversa una famiglia quando Veronica, una giovane ragazza, sparisce nel nulla. Ma il vero colpo di scena? Non è un detective a cercarla, ma la nonna. Una figura che tutti immaginerebbero intenta a preparare dolci, non a scavare fosse.


Eppure è proprio questo il punto forte della serie. Quel senso di normalità che si sgretola piano piano, lasciando spazio a un viaggio oscuro e disperato. “Due tombe” non ti chiede tanto tempo, ma pretende tutta la tua attenzione. Una scelta perfetta per chi ama il brivido concentrato in poche, intensissime ore.


Una trama breve, ma capace di colpire nel profondo

Crime, vendetta, segreti di famiglia e suspense: questi sono gli ingredienti principali di “Due tombe”, miniserie disponibile su Netflix dal 29 agosto. Ambientata nel pittoresco borgo di Frigiliana, la serie racconta la storia di Isabel, una tranquilla insegnante di pianoforte e nonna di due adolescenti. Quando una delle due, Veronica, scompare nel nulla durante la festa di San Juan, la vita della famiglia viene sconvolta.

Fin qui potrebbe sembrare una delle tante serie crime, ma la forza di “Due tombe” è nella trasformazione radicale della protagonista. Isabel, inizialmente fragile e affranta, si trasforma in una donna pronta a tutto pur di arrivare alla verità. E non si parla di semplici indagini domestiche. La donna comincia a pedinare, avvelenare, interrogare con metodi brutali. Sembra uscita da un noir alla Tarantino, ma con il volto dolce di una nonna di paese.

A rendere tutto ancora più affascinante è l’interpretazione intensa di Kiti Mánver, che riesce a tenere insieme i tratti affettuosi e quelli violenti del suo personaggio. Al suo fianco, Álvaro Morte (già noto per “La casa di carta”) interpreta il padre di una delle ragazze scomparse, un narcotrafficante con più ombre che luci.


Il mix di personalità ambigue, adolescenti ribelli e adulti che mentono senza batter ciglio crea un’atmosfera carica di tensione. Nessuno sembra davvero innocente. E ogni episodio, seppur breve, chiude con un colpo di scena che costringe a continuare la visione.

Miniserie Netflix da non perdere: perché “Due tombe” lascia il segno

Tre episodi da 50 minuti ciascuno. Questo il tempo a disposizione per raccontare una storia che, in altri casi, avrebbe richiesto almeno una stagione intera. Ma qui la sintesi funziona. E anche se alcuni passaggi possono sembrare frettolosi, il ritmo serrato è proprio ciò che tiene incollati allo schermo.


“Due tombe” tocca corde profonde, perché al centro del racconto non c’è solo un crimine, ma il dolore familiare. La difficoltà di accettare che chi si ama possa avere una doppia vita, il senso di colpa per non aver saputo proteggere, l’impulso primitivo di fare giustizia da soli. È impossibile non chiedersi: cosa si farebbe al posto di Isabel?

Inoltre, la regia riesce a costruire un’atmosfera visiva potente, con paesaggi caldi e contrastati, alternando scene intime a momenti di pura tensione. Non mancano riferimenti al contesto sociale spagnolo: feste di paese, relazioni tossiche, giovani in cerca di fuga e adulti troppo distratti per accorgersene.


E poi c’è un tema scomodo che aleggia per tutta la durata della serie: l’impossibilità di conoscere davvero le persone che si hanno accanto. Veronica, ad esempio, appare inizialmente come una ragazzina modello, ma il racconto rivela una verità più sfumata e disturbante.

Tra orecchini verdi e martelli insanguinati: cosa resta dopo la visione

Una delle immagini più potenti di tutta la serie è il dettaglio degli orecchini verdi. Un accessorio apparentemente innocuo che si trasforma in una prova chiave, un simbolo di legami familiari ma anche di bugie. Dettagli come questi fanno la differenza e rendono la narrazione più credibile, anche quando alcune scene si spingono oltre i confini della realtà.

Isabel, armata di farmaci, domande e disperazione, arriva a uccidere un ragazzo convinta che stia mentendo. Ma era davvero il colpevole? Oppure è stata solo una mossa dettata dalla rabbia? Questo dubbio rimane, e in fondo è uno degli elementi che rendono “Due tombe” così disturbante e riuscita.

Non è una serie per tutti, va detto. Alcune scene sono crude, certi dialoghi sembrano usciti da un teatro tragico, e la rapidità degli eventi potrebbe lasciare spaesati. Ma chi cerca qualcosa di diverso dal solito poliziesco o dalla classica fiction, qui trova pane per i propri denti.

Il finale, senza spoiler, lascia con più domande che risposte. Ma è proprio questa ambiguità a far riflettere e a spingere a rivedere mentalmente ogni dettaglio. In fondo, ogni personaggio ha qualcosa da nascondere. E forse è proprio questo il messaggio più forte della miniserie.

Hai già visto “Due tombe” su Netflix? Se la risposta è no, potrebbe essere il momento giusto per farlo. Magari non cambierà la percezione della realtà, ma di certo porterà qualche dubbio in più su quanto davvero si conosca chi si ha accanto.

Foto © stock.adobe


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